Un corpo longilineo e fulgido, accarezzato da una cascata di capelli corvini, occhi marroni e sinceri che spalancano le porte ad un’anima fragile e forte, sensibile e combattiva, giovane seppur cresciuta in fretta, un cuore buono, incapace di lasciarsi inasprire dalla rude cattiveria umana, ma che ha dovuto imparare a difendersi ben presto per destreggiarsi in quell’impervio mare di pregiudizi.
Per tutti, oggi, è “Nina”, l’”amore proibito” del boss Salvatore Conte, una delle attesissime new entry del cast della seconda serie di Gomorra, nel suo cuore e nei cuori di chi l’ha sempre amata ed accettata, invece, continua ad essere Alessandra, una ventata di solare e gioiosa allegria, parrucchiera di professione e un’anima da donna troppo vera e autentica per rimanere relegata in quel corpo da uomo.
Ad Alessandra Langella, nella fiction, è stato affidato il tutt’altro che semplice compito di riprodurre e “subire” uno stralcio delle difficoltà e delle vicissitudini che contraddistinguono la vita di una trans, lei che trans lo è nella vita reale e ha imparato fin da subito a rapportarsi con quell’impervio mondo sempre pronto a vomitare razzismo, insulti e perfino violenza.
“Sono nata, cresciuta e tutt’oggi vivo in un quartiere popolare come Fuorigrotta, – racconta Alessandra Langella – qui tutti sanno chi sono, conoscono me e il mio passato. Un passato che racconta una storia di grande sofferenza: da bambina ho cambiato sei scuole e non ho frequentato le superiori per paura. Picchiata all’entrata e all’uscita di scuola. Tutti i giorni. Insulti, parolacce, odio, disprezzo. Già sapevo a cosa andavo incontro quando ho scelto di intraprendere questo percorso, ma questo non lo ha reso meno doloroso.”
Poi è arrivata la svolta, grazie all’opportunità che l’apparizione in “Gomorra La Serie 2” ti ha fornito. In che modo la tua vita è cambiata?
“C’è chi mi ferma per strada per chiedermi di fare una foto insieme e chi mi insulta e mi dice che devo vergognarmi, perché mi sono fatta denigrare e prendere in giro davanti a tutta l’Italia. Molte trans che si prostituiscono mi hanno scritto per raccontarmi che gli vengono rivolte le stesse frase di quella scena della fiction in cui vengo insultata da uno dei gregari del clan di Salvatore Conte. Anche a me capita che quando mi riconoscono, mi rivolgono quelle frasi. Se me le dicono scherzando, la prendo a ridere, se avverto cattiveria e disprezzo, mi tocca zittirli, ma sempre con modi da signora. Quella per me resta comunque la scena migliore, perché fa capire ai razzisti come si sente e cosa prova una trans ad essere insultata. Io, proprio come Nina, faccio un lavoro normale e questo permette di capire agli spettatori che una trans viene denigrata anche se non fa la prostituta e spiega bene quanto è forte e severo il pregiudizio con il quale siamo costrette a convivere. Per me “Gomorra” ha rappresentato un’opportunità di riscatto, una rivincita nei riguardi di chi mi ha sempre presa in giro.”
Quali sono, quindi, gli aspetti negativi e quali, invece, quelli positivi che Gomorra ha portato nella tua vita?
“Di negativo ci sono gli insulti che le persone ignoranti hanno preso come spunto e rivolgono a noi trans per disprezzarci e prenderci in giro, anche se è un fenomeno che riguarda tutta la serie, a partire dai ragazzi che imitano Genny Savastano, tagliandosi i capelli come lui e vestendosi come lui, perché pensano che questo voglia dire seguire la moda.
Tra gli aspetti positivi, invece, c’è il fatto che mi sento onorata di aver avuto la possibilità di lanciare un messaggio così importante e che possa sensibilizzare sul tema dell’omofobia, aiutando a far comprendere che non è bello prendere in giro una persona omosessuale per il suo modo di essere. Noi trans siamo persone uguali a tutte le altre, anche tra noi esistono i buoni e i cattivi, esattamente come esistono le donne e gli uomini buoni e cattivi.”
Cosa vuol dire essere una transessuale a Napoli?
“È difficile, c’è troppa ignoranza. E a chi dice che i napoletani sono un popolo mentalmente aperto, consiglio di venire a fare una passeggiata con me per strada. Sono una ragazza normalissima, faccio una vita semplice, non mi sono mai prostituita, faccio la parrucchiera, lavoro 12 ore al giorno e nonostante questo vengo discriminata. Soprattutto tra le strade del mio quartiere vivo le situazioni più spiacevoli, ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: nel salone in cui lavoro molte clienti per discrezione non mi hanno chiesto se fossi la trans di Gomorra, perché, fino a quel momento, erano convinte che fossi una donna, quindi per non offendermi dandomi della trans hanno aspettato che fossi io a dirlo. C’è chi ti insulta, ma anche chi ti guarda con disprezzo e ti fa sentire quanto gli fai schifo senza dire una parola.”
Sabato 28 maggio, proprio dalla tua Fuorigrotta partirà il primo Pride dopo l’approvazione delle leggi sulle unioni civili. Qual è il tuo pensiero a riguardo?
“Il riconoscimento di più diritti agli omosessuali può cambiare tante cose. Né la legge né l’opinione pubblica possono basarsi sul nostro passato per giudicarci. Siamo donne uguali alle altre e possiamo essere anche delle madri molto più capaci e amorevoli di tante donne diventate “celebri” per aver commesso delitti orrendi nei confronti dei loro figli. Saremo accettati dalla legge, da qualche cittadino, ma non mi aspetto che quelli che dicono “se avessi un figlio gay, lo ucciderei” possano cambiare idea. Non saremo mai accettati al 100%, ma è necessario che continuiamo a batterci per vedere affermati al massimo i nostri diritti.”
Quanto è importante per te l’amore?
“Per me l’amore è tutto. E se m’innamoro davvero, so di essere capace di amare molto più intensamente di una donna. Sono stata fidanzata per tre anni con un ragazzo e la nostra storia è finita perché lui non ha accettato che recitassi la scena di nudo in “Gomorra”, mi ha messo davanti a un bivio: se reciti quella scena, mi perdi per sempre. La fiction mi ha dato quel genere di opportunità che capita una sola volta nella vita, lui avrebbe dovuto capire che era importante per me, non me la sono sentita di rinunciare alla possibilità di riscattarmi agli occhi di quelli che mi hanno fatto del male e di potermi fare portatrice di un messaggio così amplificato contro l’omofobia.”
Quanto c’è di reale nella storia dell’”amore tormentato” tra Nina e il boss Salvatore Conte?
“È una storia reale al 101%. Succede moltissime volte, anche i malavitosi, all’apparenza così “virili” e incapaci di provare sentimenti, possono innamorarsi di una trans, ma proprio come Conte, non potrebbero mai vivere quell’amore alla luce del sole. È tutto verissimo: al cuore non si comanda, magari escono con un trans per curiosità e rimangono “fregati”.”
Cosa senti di avere in comune con Nina, il personaggio che hai interpretato in Gomorra?
“Premetto che la storia di Nina, secondo me, avrebbe meritato un seguito in cui mostrava il suo dolore proprio per dare continuità al messaggio e sensibilizzare ulteriormente gli spettatori sul tema dell’omofobia, così come penso che sarebbe stato suggestivo mostrarla mentre portava dei fiori sulla tomba del suo grande amore. Nina conduce una vita normale, proprio come me, lei fa la cantante, io la parrucchiera e s’innamora di un uomo, esattamente com’è successo a me, anche se nel mio caso non si tratta di un boss, ma entrambe ne siamo uscite con il cuore spezzato.”
Cosa senti di dire ai ragazzi che si confrontano con il conflitto generato dalla consapevolezza di essere omosessuali?
“Non posso che spendere parole di incoraggiamento: andate sempre avanti, senza preoccuparvi dell’opinione delle persone, perché il mondo è pieno di cattiveria. Nessuno è così importante da portare una persona a negare la sua identità. Le mie amiche all’inizio mi dicevano: “Ma che diventi a fare donna? sei bruttissimo!” non posso spiegare la gioia che provo, oggi, per averle zittite con i fatti. Per invidia, per ignoranza, per farti soffrire, molte persone cercano di tapparti le ali. Quindi, se sei convinto veramente che questo è quello che vuoi o ti butti giù o intraprendi il percorso necessario che ti porta a diventare quello che desideri essere.”
Perché hai scelto di chiamarti Alessandra?
“Per tenere fede a un voto che feci a Padre Pio. Alessandra era il nome di mia sorella gemella, morta all’età di 15 anni, aveva un tumore.”
Qual è la cosa che ti ha spaventato di più durante il percorso che ti ha portato a diventare donna?
“Farmi accettare dalla mia famiglia e ammetto di essere stata fortunata, perché ho avuto accanto una famiglia molto intelligente. Amo i miei fratelli, mia madre, ma a mia sorella devo tutto, è l’amore più grande della mia vita. La mia roccia, il mio punto di riferimento, la mia gioia più grande, il mio rifugio e la mia più grande fonte di forza e felicità. Ha sempre lavorato e ha fatto tantissimi sacrifici per aiutare economicamente mia madre e anche me, soprattutto me. A me ha dato tutto, sotto ogni aspetto. Non ho mai conosciuto una persona più buona di lei. Mi ha cresciuta lei, è stato un padre, una madre, un’amica. Il mio tutto. Infatti, nella fiction ho voluto che mia sorella si chiamasse Renata come lei, perché vorrò sempre fare tutto quel che posso per renderla felice e farle sentire quanto è importante per me, oltre che un modo per sentirla vicina anche sul set. Andavo a scuola a Posillipo, in mezzo a bambini benestanti e provenienti da famiglie facoltose e nonostante non navigassimo nell’oro, mia sorella faceva sacrifici enormi per comprarmi i vestiti più belli per non farmi sentire a disagio. Ha sempre fatto di tutto per farmi felice, perché lei sa quanto ho sofferto. Per me è la persona migliore del mondo, quella che mi ha cambiato la vita, soprattutto con il suo amore. Ed è stata la prima persona alla quale ho confidato la mia omosessualità. Inizialmente era preoccupata, perché avrebbe voluto proteggermi dalla cattiveria della gente, poi mi giurò che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarmi a diventare la donna che volevo essere.”
Adesso, ti senti la donna che sognavi di essere?
“Non immaginavo nemmeno di diventare così. Mi sento molto più bella di quanto speravo. Oggi sono una donna soddisfatta e felice della sua vita. Prima ero molto più vittima di episodi di bullismo, adesso se cammino per strada con i capelli sciolti, la gente mi guarda come una donna, perché non vede in me qualcosa di “diverso”. Soffro per aver perso l’amore, ma ho trovato la serenità. Per quanto mi possano prendere in giro, adesso, quando mi guardo allo specchio mi vedo e mi sento bellissima. E questa è l’unica cosa che conta per me.”