Avrebbe compiuto 85 anni il 18 luglio del Don Andrea Gallo, se il 22 maggio del 2013, non fosse deceduto.
Il 22 maggio di tre anni fa, tuttavia, è morta la carne, ma non l’icona, forte, carismatica, pregna di valori, esperienze ed emozioni che tutt’oggi sanno guidare idee ed ideali dei giovani.
Don Gallo era “il prete rosso”: un presbitero e partigiano italiano, di fede cattolica e ideali comunisti, anarco-cristiani e pacifisti, prete di strada fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.
Prete, comunista, anarchico, no global, irriducibile dei “movimenti”, sempre dalla parte degli “ultimi”, “i veri ultimi più ultimi” e ha saputo stargli accanto nel vero senso del termine. Una sorta di Che Guevara anziano e con la tonaca. Al G8 di Genova, nel 2001, si spese moltissimo. Incontrò Manu Chao per organizzare il concerto del musicista-icona dell’epoca, vide l’attacco immotivato dei carabinieri al corteo dei Disobbedienti di Casarini.
Con le gerarchie ecclesiastiche i rapporti non furono mai facili, anche se dopo molte “liti” con i superiori, l’elezione di Papa Francesco sembra andare proprio nella direzione da lui auspicata. Tanti gli incarichi di frontiera – riformatorio, carcere – tanti gli stop e i trasferimenti forzati. Tra i suoi primi avversari Giuseppe Siri, storico cardinale di Genova. Siri, si ricorda nella biografia ufficiale di don Gallo sul sito della Comunità di San Benedetto al Porto, era preoccupato per le sue predicazioni, per tutti quei discorsi che “non erano religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti”. Una vocazione che gli vale il “licenziamento” dalla parrocchia del Carmine a Genova, perché alla Curia non piacque affatto il suo paragone tra i danni della droga e quelli determinati da disuguaglianze e guerre. Da quel momento don Gallo resta un prete senza parrocchia, ma con tanti fedeli. Tra i quali spicca Fabrizio De Andrè, che gli diceva: “Ti sono amico perché sei un prete che non mi vuol mandare in Paradiso per forza”. Pochi anni dopo, dall’incontro con don Federico Rebora, nasce la comunità di San Benedetto al Porto, che accoglie tossicodipendenti, alcolisti, malati psichici. “‘A lanterna”, la trattoria della comunità, di fronte al mare, è sempre stata aperta a tutti.
Di Don Gallo, oggi, restano il messaggio, i valori, gli ideali, l’esempio e i tanti libri, scritti anche per finanziare la comunità.