Tutte le volte che i macabri intrecci di orrori e realtà che contraddistinguono la vicenda della piccola Fortuna Loffredo e degli altri bambini violentati dall’”orco” del parco Verde di Caivano, ritornano sotto la luce dei riflettori, forti e contrastanti sono le razioni da parte dell’opinione pubblica.
La notizia diramata nel corso delle ore antecedenti ha lasciato tutti di stucco.
Pochi giorni fa ha avuto luogo l’incidente probatorio nel corso del quale le tre figlie di Marianna Fabozzi – la compagna dell’”orco” – hanno testimoniato sull’omicidio di Fortuna. Nel corso delle deposizioni sono venute fuori divergenze sul ruolo della donna: l’ipotesi della famiglia Loffredo è che anche lei sia coinvolta.
Marianna Fabozzi ha tentato il suicidio nella cella del carcere femminile di Pozzuoli in cui è detenuta. Lo riferisce l’avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia Loffredo.
La donna ha tentato di impiccarsi nella cella. Ora è stata posta in isolamento.
All’inizio di maggio la Fabozzi fu aggredita brutalmente da alcune detenute, analoga sorte alla quale è andato incontro il suo compagno tra le mura del carcere di Poggioreale dove è tuttora detenuto. La donna non è accusata dell’omicidio di Fortuna (ne sarebbe stata a conoscenza e avrebbe taciuto), ma è coinvolta in un’inchiesta parallela sulle violenze che le sue tre figlie avrebbe subito dal suo compagno.
«Dietro questo tentativo di suicidio ci possono essere tre cause», spiega l’avvocato Pisani. «Un gesto di autolesionismo a seguito delle denunce delle figlie; oppure ha capito che stiamo arrivando alla verità e ha paura che il compagno ceda. C’è poi la terza causa: vuole confondere ancora più le acque e giocarsi la carta dell’incapacità di intendere e di volere. In tutti i casi abbiamo il dovere di andare avanti e di non fermarci a Caputo e alla sua compagna».
«Una delle figlie copre la madre», accusa Mimma Guardato, la madre della piccola Fortuna, dopo l’incidente probatorio. «Speravo che accusasse anche la madre perché sono sicura che anche lei è coinvolta. »