È morta un’icona della politica e non solo.
Marco – all’anagrafe Giacinto – Pannella, leader radicale e simbolo emblematico della lotta ideologica ed idealistica, soprattutto, oltre che politica, è morto ieri, poco dopo aver compiuto 86 anni.
La figura più espressiva delle battaglie per i diritti civili nella storia italiana, è morto ieri a Roma, al culmine di una lunga malattia, tant’è vero che negli ultimi giorni le due funzioni vitali si erano sensibilmente allentate rendendo necessario il ricovero in ospedale nelle ore precedenti alla morte. Era risaputo che Pannella lottasse da diversi anni contro due tumori, ma la notizia della sua morte ha fortemente scosso e commosso non solo il mondo della politica.
L’annuncio della sua morte è stato dato in diretta da Radio Radicale che il giorno precedente aveva dato notizia del ricovero.
Difensore degli oppressi, promotore dei diritti individuali e inventore della disobbedienza civile, Pannella è stato capace di attirare tra i radicali i giovani contestatori degli anni settanta e poi, vent’anni dopo, di allearsi con Berlusconi. Senza mai sfociare nell’incoerenza, pur di portare avanti le sue idee, il suo credo, ovvero, l’intento prioritario, unico ed esclusivo cascato lungo l’intero Arco di una vita vissuta intensamente.
Anche la sua vita privata è stata fuori dagli schemi: “Sono legato da 40 anni alla mia compagna Mirella, ma ho avuto tre o quattro uomini che ho amato molto. E con lei non c’è stata mai nessuna gelosia”. Nessun figlio dalla moglie; ma forse più d’uno, per sua stessa ammissione, sparsi in giro per l’Italia, frutto dei suoi amori giovanili. I successi li ha costruiti con due armi: le sue parole e il suo corpo. Era lui il “signor Hood” di una canzone che gli aveva dedicato Francesco De Gregori: “con due pistole caricate a salve e un canestro pieno di parole”.
La camera ardente si aprirà a Montecitorio a partire da oggi alle ore 15. Poi nella notte in via di Torre Argentina si terrà una veglia al partito radicale.