Nuovi guai giudiziari per Severino Antinori, il medico reo di aver realizzato il primo caso di fecondazione eterologa in Italia, dove questa pratica è ancora controversa. Antinori è stato arrestato a Fiumicino con la grave accusa di rapina aggravata e lesioni personali aggravate.
Il 71enne ginecologo abruzzese originario di Civitella del Toronto ha iniziato sua carriera occupandosi di medicina e biologia veterinaria. Inizialmente specializzatosi in gastroenterologia e successivamente in ginecologia, approfondendo gli studi sulle dinamiche riproduttive e sulla fertilità.
Negli anni ’80 apre una clinica privata a Roma, dove comincia ricerche pionieristiche sull’iniezione intracitoplasmatica di sperma. Inizia così a sperimentare la fecondazione in vitro anche alle donne che hanno già raggiunto la menopausa: con il suo aiuto, nel 1994, Rossana Della Corte, a 63 anni, rimane incinta e fu allora la partoriente più anziana del mondo.
Negli anni successivi si avvicina agli studi sulla clonazione umana, per sondare un terreno fertile nel quale lasciare germogliare una possibilità per le coppie sterili.
Nel 2002 annuncia di aver usato la clonazione per indurre la gravidanza in tre donne: la nascita del primo dei tre bambini clonati era prevista per il gennaio 2003, ma la riservatezza sui dati personali delle donne coinvolte non permette di avere delle certezze in merito. Questo ovviamente ha dato adito a molte critiche sullo studio.
Antinori ha avuto anche delle esperienze politiche: nel 2000 si candidò alla presidenza della regione Lazio supportato dalla lista Autonomia Liberale, ottenendo il 2,3% dei voti.
Nel 2010 si è ricandidato al Consiglio Regionale del Lazio con una Lista Civica presentata con Renata Polverini, il cui programma era incentrato essenzialmente su un’ottimizzazione della Sanità laziale e un maggior controllo delle strutture private, allo scopo di controllare maggiormente le strutture convenzionate con il SSN.
Secondo le accuse, che hanno portato all’emissione di un provvedimento di arresto (ai domiciliari a Roma) da parte del gip di Milano, e a due divieti di dimora per due sue collaboratrici, Antinori avrebbe trattato con una terapia ormonale una donna ricoverata per una cisti ovarica, e poi l’avrebbe anestetizzata con la forza espiantandole gli ovuli, dopo averla immobilizzata e privata del cellulare per chiedere aiuto.
Una scena da film, tanto surreale quanto macabra, che ha portato, tra l’altro, al sequestro della clinica Matris di Milano dove Antinori opera abitualmente. Secondo la ricostruzione del Nas, che ha effettuato le indagini coordinate dal sostituto Maura Ripamonti, la donna, al risveglio dall’anestesia, approfittando della distrazione del personale infermieristico, è riuscita a raggiungere un telefono della clinica e a chiamare, di nascosto e in lacrime, il 112.
La polizia, intervenuta in clinica, in via dei Gracchi, a Milano, in attesa della formalizzazione della sua denuncia ha portato la donna – una 24enne spagnola – nel suo albergo, dove però poco dopo si è sentita male.
Ricoverata in ospedale e indirizzata al centro Svs antiviolenza della clinica Mangiagalli, è stato accertato l’espianto degli ovuli ed ecchimosi compatibili con un’aggressione o un’immobilizzazione. I Nas hanno effettuato una perquisizione alla clinica Matris dove sono stati sequestrati «derivati dalla fecondazione degli ovociti prelevati alla persona offesa e destinati ad essere impiantati il giorno successivo a pazienti di Antinori» e documentazione sanitaria, tra cui i moduli di consenso informato, apparentemente firmati dalla ragazza, che però li ha disconosciuti, e che sono in italiano, lingua che lei non parla.
L’intento del ginecologo sarebbe stato di procurarsi gli ovociti, preziosissimi in Italia perché sono pochissime le donne che li donano, per impiantarli in una cliente dopo averli fecondati.