Ciro Contini, 28 anni, nipote del boss Eduardo Contini, detto “’o romano” e “faccia d’angelo”, stimato essere l’attuale reggente del clan della “paranza dei bimbi” di Forcella è l’ultimo arresto di rilievo messo a segno dalle forze dell’ordine.
Lo scettro del potere criminale, dopo il declino dei fratelli Sibillo, maturato prima con la morte di Emanuele e poi con l’arresto di Lino, sarebbe passato nelle mani di Ciro, arrestato a Pescopagano, nipote del “leggendario” Edoardo Contini. Classe 1955, Edoardo fu una figura di spessore della scena criminale partenopea degli anni ’80-‘90, può definirsi un’icona della “camorra old style” per la capacità di imporre la sua autorevole egemonia senza necessariamente ricorrere all’uso della forza o delle armi, “’o romano” preferiva cercare di accomodare le cose in modo diverso. Pretendeva dai suoi uomini una fortissima disciplina, così come la linea di comando del clan Contini era molto salda: dal capofamiglia si passava ai caporegime che comandavano aree vaste ai capidecina che comandavano varie batterie, per poi passare ai capibatteria fino ad arrivare ai soldati che erano responsabili di borgata o di singole aree ristrette. A differenza di altri clan, i Contini controllavano in maniera molto pressante il loro quartiere e la figura di Edoardo oltreché temuta era rispettata proprio perché riconosciuta come una presenza che non creava disordini né violenze né angherie di alcun genere.
Anche se quando era necessario sapeva essere sanguinario e spietato come molti altri personaggi di spicco del mondo criminale al quale era legato. Una carriera iniziata mettendo a segno piccole rapine ed “esplosa” grazie al matrimonio con una donna imparentata con il clan Mallardo, Edoardo Contini è stato latitante dal 2000 al 2007, anni durante i quali fu inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia, prima di essere catturato nella tarda serata del 15 dicembre 2007 dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli. Era ricercato per il duplice omicidio dei fratelli Giglio, ammazzati nel 1984 nel contesto della faida con il clan Giuliano, omicidio per il quale fu condannato a 26 anni di carcere in appello nel 2009.
Sulle orme dello zio si è mosso anche Ciro Contini, ricercato dallo scorso febbraio perché accusato di associazione camorristica, porto abusivo di armi, tentato omicidio aggravato, estorsione, ricettazione.
Con l’arresto di Pasquale Sibillo, conosciuto come il “baby boss” leader della “paranza dei bimbi” di Forcella, avvenuto il 5 novembre 2015, e l’uccisione del fratello Emanuele, in un agguato di camorra consumato il 2 luglio dello stesso anno, Ciro Contini, 27 anni, nipote di Edoardo, detto ‘o romano, il ras del Vasto, attualmente detenuto, avrebbe assunto il ruolo di reggente del clan, attivo anche nella zona della Maddalena, dei Tribunali.
Per inquirenti e investigatori, nel tempo, il giovane avrebbe mostrato spessore criminale, agendo in quella porzione del centro storico in cui l’egemonia della “paranza dei bimbi” era preponderante, a viso scoperto senza nascondersi e partecipando in prima persona anche ad un tentato omicidio. Una vittima che doveva essere punita con la morte per avere tradito il rapporto di affiliazione al gruppo malavitoso e che era riuscita a sfuggire alla morte rifugiandosi in un commissariato.
Proprio il mancato bersaglio di sull’agguato avrebbe indicato Ciro come l’erede a capo del clan portato alla ribalta dai fratelli Sibillo. Per questo mancato agguato, risalente tra il 23 ed il 24 gennaio scorso, Ciro Contini viene indicato mandante, ispiratore e esecutore materiale.
Oltretutto, Ciro, pregiudicato e in regime di detenzione domiciliare, per un arresto eseguito alla fine del 2015, in seguito a quell’episodio, è stato trovato possesso di un autentico arsenale e di un grosso quantitativo di sostanze stupefacenti.
L’accusatore, inserito nel “sistema” formato dalle famiglie malavitose dei Licciardi e dei Contini, ha raccontato agli investigatori anche di avere custodito per conto del clan Sibillo un trolley, con all’interno diverse armi e alcune centinaia di cartucce. Alcune di queste, lo stesso Contini le chiamava con il nome delle figlie della mancata vittima, a dimostrazione di quanto ci tenesse a loro. L’uomo ha poi raccontato di avere conosciuto Ciro Contini qualche mese prima, presentatogli da uno zio, a sua volta compenetrato nella scena camorristica di Secondigliano.