Valerio Binasco dirige Nicola Pannelli e Sergio Romano in John e Joe, testo teatrale dell’ungherese Agota Kristof, una delle scrittrici più affascinanti del Novecento, nota per i romanzi, ma meno per il suo teatro che si rivelerà al pubblico nella sua stupefacente perfezione.
Tradotto da Pietro Faiella il testo – messo in scena con la produzione di Fondazione Teatro Due di Parma, Narramondo Teatro e Popular Shakespeare Kompany – sarà a Napoli al NEST Napoli Teatro Est Sabato il 14 e 15 Maggio 2016.
John e Joe è una favola dai toni comici e assurdi, seppure molto realistica, che in apparenza parla di come due strambi clochard passano le giornate, ma che in realtà racconta come funziona, nella nostra complessa quotidianità, l’economia mondiale. È un esperimento di rara intelligenza – racconta il regista Valerio Binasco – che tiene sempre al centro dell’attenzione la vita dei personaggi, la loro giocosa teatralità, e la loro funzione metaforica. Si tratta di teatro di altissimo livello, in cui l’autrice cerca la sintesi poetica fra temi e qualità apparentemente opposte: la lirica delicatezza dei ritratti dei personaggi, la favoletta metaforica usata per ‘parlar giocando’ di un tema serioso come l’economia, e il mondo teatrale di due clochard beckettiani, un po’ clown e un po’ fool.
Binasco approfondisce il fantastico gioco di questi clown stralunati esplorando il fascino e il tono liricamente commovente che scaturisce dalla loro inerme innocenza. È fondamentale che siano proprio Nicola Pannelli e Sergio Romano gli interpreti dei due personaggi magici che ha creato la Kristof: con questi attori il regista porta avanti da tempo uno studio di approfondimento sulla recitazione del ‘clown lunare’, di vaga parentela con Stan Laurel e Keaton. “Con questo lavoro – continua Binasco – tiriamo le fila di un percorso iniziato con i fool shakespeariani, e poi continuato nelle maschere di Goldoni. È un materiale di recitazione, ispirato ‘modernamente’ alla tradizione, molto ricco, che potrebbe dare un contributo importante alla comicità onirica del testo della Kristof.
John e Joe è un testo molto poetico e struggente. Anche se è difficile non definirlo, allo stesso modo, un testo comico. Molto comico. E’ una specie di duetto lirico e clownesco (lirismo attribuibile solo all’anima dei personaggi e non alla scrittura) ed è, pur nel pieno realismo delle varie situazioni, da considerarsi quasi un testo metaforico sul denaro, la povertà, l’amicizia e la solitudine, e sul fatto che essere primi o ultimi nella società, sembra che sia solo un problema di predestinazione. I personaggi di questa commedia sono anime. Le anime degli ultimi, per l’appunto. C’è tanta bellezza e dolcezza in loro ed è per questo che il mio progetto teatrale, è più che mai orientato alla semplicità della messa in scena. Quando una scrittura è davvero grande (e Agota Kristof è di certo una grande della scrittura) l’unico lavoro importante che bisogna fare è creare “l’incanto” insieme agli attori. Mi pare una splendida opera teatrale questa che cerca di coniugare la metafora della “vita negli affari”, con i clochard-clown della tradizione, e con l’incanto delle anime semplici. Questa sintesi di poesia e d’intelligenza è spesso alla base del grande teatro contemporaneo, ed è una fantastica occasione per ridare un senso profondo al lavoro degli attori e alla gioia che tale senso profondo può regalare al pubblico.”