Le Vele di Scampia, icona del degrado delle periferie e della cinematografia saviniana.
Un contenitore di storia e di storie che ben rappresenta il mancato riscontro tra “realtà” e “progetto su carta”.
L’idea del progetto, infatti, prevedeva grandi unità abitative dove centinaia di famiglie avrebbero dovuto integrarsi e creare una comunità, grandi vie di scorrimento e aree verdi.
Un progetto che le presentava come una vera e propria “micro-città modello”, la realtà, invece, decreta che le Vele hanno ricoperto per svariati decenni lo scomodo, ma consolidato ruolo del “contenitore” di quel pericoloso mix di povertà, degrado sociale ed ignoranza che rappresenta l’humus, ideologico ed emotivo, più fertile nel quale attecchire per la camorra.
A questo intreccio di fattori si è addiziona la totale assenza dello Stato: il primo commissariato di Polizia fu insediato nel 1987, esattamente quindici anni dopo la consegna degli alloggi. La situazione ha allontanato sempre di più una parte della popolazione, lasciando il campo libero alla delinquenza: i giardini fungono da piazza di spaccio, i viali sono piste per corse clandestine, gli androni dei palazzi luogo di incontro di ladri e ricettatori.
Tra il 1997 ed il 2003 sono state abbattute 3 delle 7 strutture iniziali. Attualmente restano in piedi ancora 4 strutture, di cui, proprio in questi giorni, si sta definendo il destino.
Dopo l’assegnazione dei nuovi alloggi nel Rione de Gasperi di Ponticelli, anche i plessi di abitazioni realizzati a Scampia per “svuotare” le Vele stanno accogliendo le prime famiglie.
Gli edifici si dividono in due blocchi formati da 8 scale di 4 piani. Le case vanno dai 55 ai 110 metri quadri: due bagni, riscaldamento, stanze luminose. Nell’area comune nessuna barriera architettonica ma passaggi pedonali e una zoccolatura in pietra occitana.
Posti auto e moto, cancelli automatici, lampioncini, led segnapassi e una zona giostrine. Le vele sono a due passi, tant’è vero che se ne scorge un porzione di carcassa, come un brutto ricordo che aleggia su un futuro colorato dai più marcati toni della speranza. Al piano terra, 24 cantinole mille metri quadri di negozi. Sotto le fondamenta, un vespaio areato per evitare l’umidità. Qui sorgerà la fontana della legalità disegnata da Riccardo Dalisi e voluta da Luigi de Magistris: due volti che si guardano davanti a un ulivo. Dalisi ha disegnato anche i portoncini e la tettoia del corpo centrale. I lavori iniziati nel 2009 hanno subito uno stop nel 2011e sono ripartiti nel 2014. Accanto al progetto Siop c’è quello della “Piazza della Socialità” realizzato da un altro concessionario: 124 abitazioni di cui 74 quasi ultimate. Oltre ai 107 nuclei assegnatari delle Vele, avranno un nuovo alloggio 6 disabili gravi e altre 32 famiglie già individuate.
Sono 94 i nuclei familiari delle Vele di Scampia che ieri mattina si sono presentati negli uffici comunali di Piazza Cavour per scegliere la loro nuova casa.
Dopo oltre trent’anni potranno finalmente avere un appartamento dignitoso tra gli alloggi di nuova costruzione in via Antonio Labriola e via Piero Gobetti. In base alla graduatoria e al numero dei componenti gli assegnatari hanno espresso la loro preferenza ed entro la fine del mese potranno trasferirsi nella nuove case. Il piano prevede la mobilità di 188 famiglie in totale.
“Dopo 30 anni di attesa – sottolineano dall’Assessorato al Patrimonio – tutti i nuclei familiari della graduatoria degli aventi diritti potranno in base al numero dei componenti del loro nucleo familiare essere assegnati agli alloggi nuovi. Tutti i trasferimenti saranno effettuati entro maggio perché le case sono pronte.
Sono case senza alcun tipo di barriere architettoniche, regolarmente accatastate e pronte per la stipula dei contratti per tutte le utenze. Nessuno rimarrà indietro perché noi troveremo una soluzione anche per tutti gli altri che rimarranno per ora nelle vele”.
Dopo i trasferimenti, nelle Vele resteranno 320 nuclei, l’amministrazione cercherà di mettere in sicurezza gli edifici.