“Il palazzo degli orrori”, uno dei tanti ammassi di cemento che infoltiscono il parco Verde di Caivano, continua a mostrare il volto più feroce e spietato dell’umanità che viveva proprio relegato in quelle mura. Dopo gli agghiaccianti dettagli emersi intorno alla morte della piccola Fortuna Loffredo, continuano a venire a galla altre verità nascoste.
Proprio in virtù delle scoperte che hanno di fatto sancito una svolta cruciale nella risoluzione di un giallo che fin da subito ha lasciato intravedere uno scenario inquietante, ha in qualche modo imposto di rispolverare il fascicolo relativo ad un’altra morte avvolta nel mistero e maturata attraverso modalità fin troppo affini a quelle della piccola Fortuna.
Era il 27 aprile 2013 quando dalla finestra dell’appartamento dell’ottavo piano dell’isolato 3 del Parco Verde precipita Antonio Giglio, 4 anni.
28 giugno 2014, un anno, due mesi e un giorno dopo quella tragica morte, la vita di Fortuna Loffredo, 5 anni, converge verso il medesimo atroce destino.
Per gli inquirenti, oggi, l’autore di quest’ultimo omicidio ha un nome: Raimondo Caputo, il patrigno di Antonio, sarebbe stato lui a lanciare Fortuna dal terrazzo, perché la piccola si sarebbe rifiutata di subire l’ennesima violenza sessuale.
Mentre Marianna Fabozzi, madre di Antonio, attualmente detenuta ai domiciliari, sarebbe sua complice. Già, proprio la madre di Antonio avrebbe coperto “le malefatte” dell’amante.
La donna, in relazione alla morte di suo figlio Antonio, ha sempre sostenuto che il bambino sia precipitato da solo, sporgendosi dalla finestra per guardare un elicottero dei carabinieri impegnato in un blitz contro lo spaccio di droga. Una versione che ha sempre lasciato spazio ad innumerevoli perplessità, soprattutto relazionando l’altezza del piccolo a quella della finestra, appare, infatti, piuttosto evidente che Antonio difficilmente potesse riuscire autonomamente ad affacciarsi e sporgersi dalla finestra.
Mentre l’avvocato della famiglia Loffredo, Angelo Pisani, ha chiesto la riesumazione del cadavere del piccolo Antonio per accertare se anche lui sia stato violentato, ci pensa la sorella dell’orco in un’intervista rilasciata a Fanpage a raccontare cos’è accaduto quel giorno in quell’appartamento del parco Verde dal quale è precipitato il piccolo Antonio.
Come un fulmine nel bel mezzo di una già violenta tempesta, giungono le dichiarazioni della sorella di Caputo che spiega che non può essere stato suo fratello ad uccidere il bambino, in quanto, quel giorno, non era in casa. C’erano lei, la madre e la nonna di Antonio.
“Sul palazzo volteggiava un elicottero. Mamma e figlio andarono nella stanza da letto e si affacciarono alla finestra. Dopo qualche minuto Marianna tornò da noi in preda a una crisi isterica: é caduto, – gridava – Antonio è caduto, si è buttato giù». Poi arrivarono i carabinieri e Antonietta diede la sua versione dei fatti, contrastante con quella delle altre due donne. Queste sostenevano che nella stanza con il bimbo non c’era nessuno al momento della caduta: «Cercarono di convincermi a dire una menzogna, ma non era possibile. Sulle creature non si mente».
La donna ha anche spiegato che quando, nei mesi successivi, su fratello si è recato a casa sua per farle visita, ha subito “la punizione” da parte delle donne del posto. Quella che spetta a chi trasgredisce al sacrosanto principio secondo il quale “i bambini non si toccano”.