Si infittisce ed incupisce il mistero che avvolge la morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano morto in Egitto.
La famiglia Regeni denuncia l’arresto in Egitto del dottor Ahmed Abdallah, presidente del consiglio d’amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf), ong che sta offrendo attività di consulenza per i legali italiani impegnati nelle indagini volte proprio a far luce sulle circostanze in cui è maturata la morte del giovane ricercatore italiano.
A confermare la notizia, oltre all’avvocato dei Regeni, Alessandra Ballerini, anche Amnesty International, secondo cui tra le persone arrestate in Egitto figurano “la nota attivista Sanaa Seif, l’avvocato Malek Adly e Ahmed Abdullah, presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, l’organizzazione non governativa per i diritti umani che sta offrendo attività di consulenza ai legali della famiglia di Giulio Regeni. Ahmed Abdullah è stato prelevato nella sua abitazione nella notte tra il 24 e il 25 aprile dalle Forze speciali. È accusato di istigazione alla violenza per rovesciare il governo, adesione a un gruppo “terroristico” e promozione del ‘terrorismo’”.
“Alla luce anche del comunicato di Amnesty International“, la famiglia Regeni esprime “preoccupazione per la recente ondata di arresti in Egitto ai danni di attivisti per i diritti umani, avvocati e giornalisti anche direttamente coinvolti nella ricerca della verità circa il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio”. Amnesty International Italia ha constatato l’inasprimento delle azioni repressive da parte del governo del Cairo: “Siamo di fronte a un salto di qualità nelle azioni repressive dell’Egitto, l’azione politica italiana deve essere commisurata a questa escalation egiziana” ha osservato il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury.
“Dal 21 aprile a ieri c’è stata un’ondata di arresti, sia di massa sia selettivi: di massa perché secondo i nostri numeri sono state arrestate 238 persone, selettivi perché hanno arrestato anche giornalisti stranieri che si sono occupati del caso Regeni, e tra gli arresti più gravi c’è quello di Abdallah, che con i suoi esperti ha fornito e sta fornendo supporto legale alla famiglia di Giulio. L’azione politica delle istituzioni italiane deve essere commisurata all’escalation delle azioni egiziane; e quanto alla collaborazione giudiziaria, mi sembra che siamo fermi”.
Intanto si scusa la presentatrice egiziana Rania Yassin che ha offeso Regeni dicendo, nel corso del programma al-Hadath al-Youm, sulla tv al-Hadath: “All’inizio sentivo pietà nei suoi riguardi, ma adesso basta! Che andasse al diavolo”. Si è scusata affermando: “Non volevo offendere il giovane italiano né il popolo italiano”. Secondo l’attrice, le sue parole sono state “estrapolate” da un discorso più ampio e date in pasto ai social media. “Con il mio discorso – ha spiegato al sito egiziano Dotmsr, che le ha chiesto un commento sulla vicenda – intendevo che sono arrabbiata per l’escalation della crisi tra Italia ed Egitto, ma non ce l’ho con Regeni come persona”. Affermando di aver ricevuto “insulti su Twitter contenuti in messaggi arrivati dall’Italia”, la Yassin ha infine affermato di considerare “impossibile che gli apparati di sicurezza possano aver torturato e gettato sul ciglio di una strada un giovane”.