Provocatorio come Grillo. Un imprenditorialità alla Berlusconi. Lo stile “shish” di Renzi e “ruspatore” come Salvini. Prendete tutti questi ingredienti e metteteli negli U.S.A a 200 gradi fino alla fine delle primarie del partito repubblicano fino ad ottenere lui: Donald Trump. Donald ( nome originale del personaggio disney Paperino) è uno dei più grandi imprenditori degli Stati Uniti, infatti vanta un patrimonio da zio Paperone di 4,1 miliardi di dollari.
L’idea di una sua elezione a presidente americano spaventa non solo per la sua influenza economica, ma anche per il suo narcisismo. “The Donald” ha un’autostima che definire smisurata è riduttivo. Palazzi con il suo nome e giochi da tavolo con il suo faccione stampato sopra la confezione lo testimoniano. Un leader di una nazione non può passare troppo tempo a fissarsi allo specchio, e non dovrebbe essere detentore di così tanti interessi economici.
I punti del suo programma politico prevedono l’assistenza sanitaria per tutti e la riduzione delle tasse per i professionisti e le imprese del 15%. Prima però, secondo Trump, è necessario espellere 11 milioni di migranti illegali e costruire un muro che divida gli U.S.A. dal Messico, come se non bastasse a spese dei messicani. Per dovere di cronaca è giusto ricordare che l’ultimo uomo che si scagliò contro gli stranieri e fece erigere un muro per dividere il confine fu un certo Adolf Hitler. Speriamo che il mondo abbia imparato dagli errori del passato.
A rafforzare l’immagine razzista del candidato repubblicano, semmai non bastassero le sue dichiarazioni, spunta una notizia targata “New York Times” secondo il quale il padre Fred Trump era stato tra i sostenitori del Ku Klux Klan. Un personaggio influente quanto imprevedibile. Incoerente quando dichiara che “il surriscaldamento globale è una bufala”. E’ chiaro che a parlare sia l’imprenditore e non il politico; o se fosse quest’ultimo a dirlo di sicuro strizzerebbe ( di nascosto) l’occhio al primo.
In un momento in cui i rapporti di politica estera sono così instabili gli americani, e gli europei, hanno bisogno di guide equilibrate e con un background politico non imprenditoriale. Dunque Trump non sembra adatto a questo ruolo, ai votanti l’ardua sentenza, per ora non si può far altro che incrociare le dita; e pregare che il denaro non sia in grado di comprare ruoli così importanti.