Un tempo il divertimento passava per i vicoli delle città ed anche a Napoli capitava che durante le grandi feste popolari, svolte nelle piazze o nelle sagre paesane, un uomo si esibisse con i suoi numeri acrobatici, lasciando tutti a bocca aperta e col naso all’insù.
O funambolo era un artista di strada abituato a camminare su una fune tra due palazzi, senza rete di protezione e con una pertica usata per bilanciare il peso, per il solo stupore della gente del posto che si divertiva nell’ammirarlo con trepidazione.
Mestiere alla giornata, il funambolo montava con le sue mani la fune sulla quale avrebbe poi passeggiato in equilibrio, spesso fingendo anche di scivolare per accrescere la suspence tra gli spettatori. A Napoli, non si sa perchè, ogni funambolo era chiamato Arturo e tutti lo ammiravano, perchè lavorava ‘ncopp’ ‘e file. Al suo fianco c’era di solito una donna che fungeva da assistente che, in abiti succinti per attirare l’attenzione degli uomini, raccoglieva tra il pubblico le offerte dopo l’esibizione. Gli adulti di oggi forse ricordano ancora l’equilibrista che li faceva sognare, diventando col suo mestiere, metafora del cammino tortuoso della vita.