Due morti e tre feriti: questo il bollettino di guerra dell’agguato messo a segno al Rione Sanità.
I tre feriti, ricoverati all’ospedale Cardarelli sono stati dimessi e proprio su di loro si è concentrata l’attenzione degli inquirenti.
Interrogati dagli investigatori, i tre hanno fornito la ricostruzione della dinamica dell’agguato, ma nessuno sarebbe stato in grado di fornire dettagli utili per risalire all’identità dei killer, in quanto, al momento della sparatoria, erano intenti a mettersi in salvo.
Dario Vastarella, 33 anni, ferito al piede destro, Antonio Vastarella, 25 anni, ferito al braccio destro, Alessandro Ciotola, 22 anni, ferito alla coscia, al gluteo e alla mano sinistra: questa l’identità delle tre persone scampate alla morte durante quei concitati attimi di follia.
Dalle indagini, intanto, sembrano emergere le prime certezze.
Si tratta di un agguato che voleva essere un attacco esplicito al clan camorristico Vastarella, attivo in particolare in via Fontanelle, la strada nella quale si trova il circolo “Maria Santissima all’Arco”. Salvatore Vigna è morto sul posto, mentre Giuseppe Vastarella è stato trasportato da un’auto privata all’ospedale Vecchio Pellegrini, dove però è giunto senza vita. Quest’ultimo sarebbe il reale obiettivo del raid: Giuseppe Vastarella, pluripregiudicato di 41 anni, fratello dei boss Raffaele e Patrizio, attuali reggente dell’omonimo clan. Secondo la Dda di Napoli che sta seguendo l’indagine con un pool di tre magistrati, Giuseppe era ritenuto uno dei reggenti del gruppo criminale che gestiva le ‘piazze’ di spaccio e già nel settembre del 2014 fu al centro di una scorribanda armata al rione Sanità, voluta proprio per impadronirsi del quartiere. Una frammentazione che ha visto prevalere proprio i Vastarella, ma questa nuova ‘forza’ avrebbe dato ‘fastidio’ ad un gruppo di emergenti di Miano, che avrebbe messo a segno già diversi agguati negli ultimi mesi al rione Don Guanella. Giuseppe Vastarella, 42 anni, ed il cognato Salvatore Vigna, 41, erano due elementi di rilievo nelle gerarchie criminali del clan. Gli investigatori non hanno dubbi sul fatto che fossero i bersagli designati dell’agguato messo a segno nel circolo del Rione Sanità lo scorso venerdì 22 aprile.
Hanno agito in quattro, in sella a due scooter di grossa cilindrata, ma i killer non erano del quartiere, venivano da fuori, pertanto, un clan della zona ha dato appoggio logistico ai sicari segnalando la presenza del gruppo di uomini all’interno del circolo. Nel raid sono stati esplosi almeno venti colpi e usate diverse armi, una delle quali non ha lasciato a terra bossoli.
Un agguato pianificato, messo a segno con una precisione chirurgica. Un segnale inequivocabile inviato ad una “Banda di quartiere” dalle nuove leve della camorra che tentano di farsi largo tra i vecchi clan egemoni decimati dagli arresti, oppure troppo “attempati” per disporre della forza e della lucidità necessarie per gestire i traffici illeciti e combattere una guerra tanto sanguinaria.
“Non abbiamo elementi per pensare a scenari differenti di quelli in atto in altri quartieri della città – dice all’ANSA il Capo della Squadra Mobile di NAPOLI, Fausto Lamparelli – anche qui, come a Forcella, nuove bande cercano spazio, ma non si può parlare di un salto di qualità nella strategia dei clan”.