Sorridente e spensierata, Palmina Martinelli. Come qualsiasi 14enne, non ancora donna, ma nemmeno più una bambina. E due occhi vispi e allegri, quegli stessi occhi che quel giorno copriva con le sue manine. Non voleva guardare ciò che le stavano facendo, mentre l’odore dello spirito le pizzicava il naso.
Era l’11 novembre 1981 e qualcuno le diede fuoco. A distanza di circa 35 anni il caso viene riaperto dalla Corte Suprema grazie alla volontà di Mina, sorella della vittima, che chiede giustizia.
Il caso fu archiviato come suicidio, ma nuovi riscontri scientifici resi possibili dalle ultime tecnologie, parlano chiaro: la bambina fu arsa viva qualcuno quel giorno nella sua casa a Fasano. Non poté farlo da sola, il volto era coperto quando il fuoco venne acceso, a dirlo è Vittorio Delfino l’anatomopatologo che segue il caso.
“Giovanni, Enrico”. Prima di morire a causa delle ustioni riportate la piccola diede agli inquirenti nomi e moventi, ma una lettera di addio ritrovata sul luogo del crimine ( dichiarato in seguito falsa dai periti) bastò a depistare le indagini.
Giovanni Costantini ed Enrico Bernardini. I due giovani fratellastri, allora poco più che 20enni, adescavano le ragazzine per poi farle prostituire. Nella loro rete era finita Palmina, ma anche sua sorella Franca. Sette anni dopo gli imputati non furono accusati di omicidio , ma arrestati per sfruttamento della prostituzione.
Venti giorni dopo l’aggressione Palmina morì tra sofferenze atroci, che una bambina di 14 anni non dovrebbe nemmeno essere in grado di immaginare. Per anni i suoi assassini sono stati impuniti, ma oggi la speranza si riaccende.
Una vicenda mai chiarita che si spera sia arrivata al suo ultimo atto: l’arresto di chi l’ha uccisa e finalmente un po’ di pace per le sorelle Martinelli.
Fino ad allora non calate il sipario, non ancora.