La disoccupazione è un fenomeno ormai più che affermato e rappresenta una delle sfide più ardue per la politica. Non solo a livello culturale, ma anche psicologico, specialmente nel Sud la mancanza del lavoro permette il proliferare della criminalità organizzata (e non).
Diciotto anni, scuola appena finita e ti ritrovi senza nessuno che ti indichi il passo successivo. Sei disposto a tutto, anche ad accettare un contratto che in fondo un contratto non è; non per la legge. E’ un accordo tra te e il tuo capo. “ Tu lavori per me, ma non ti verso i contributi e ovviamente ti pago al di sotto del livello salariale minimo. Scordati di essere pagato se sei malato e zero tutele se ti fai male, sono problemi tuoi”.
Molti hanno genitori in cassa integrazione, con contratti a tempo determinato, o peggio disoccupati. Quindi accetti per aiutare la famiglia e perché in fondo non hai alternative.
Sono 3 milioni le persone che lavorano in nero ogni anno, senza distinzioni di età, razza o sesso. Un giro di affari aperto a tutti e che frutta annualemente 100 miliardi di euro, pari al 6,5% del PIL. Il Sud detiene il record: ben il 40% del mercato nero si trova nel meridione, complice il livello di istruzione medio più basso.
In Campania oltre al lavoro nero a destare più di una preoccupazione è “il lavoro dei neri”. L’intreccio tra immigrazione incontrollata e disoccupazione alta viene sfruttato da impresari e camorristi, non di rado le due figure coincidono in un’unica persona. Luoghi come Varcaturo, Mondragone o altre zone nel casertano (come in altre province) sono diventate vere e proprie colonie per prostitute e agricoltori irregolari.
Il paradosso italiano: vantiamo prodotti d’eccellenza nel settore agroalimentare e nello stesso tempo il 30% del lavoro dietro questi prodotti è in nero.
Un fenomeno che pur non toccando i picchi del 2014 resta altissimo e rischia di tenere impantanato il paese e rallentare ulteriormente la, già lenta, ripresa economica.