Napoli, terra di passione e contraddizioni, intenta ad intrattenere un perpetuo braccio di ferro con gli stereotipi e le vicissitudini della vita, dove i luoghi comuni camminano sotto braccio con l’arte di arrangiarsi e il tutto s’incastona in una cornice imbastita dal desiderio di riscatto e rivalsa intrecciato alla peculiare lungimiranza insita nel non prendersi mai troppo sul serio.
Questa l’essenza di “Stelle a metà”, lo spettacolo in scena al Teatro Augusteo di Napoli fino al 24 aprile, galvanizzato dal virtuoso e sontuoso talento dei suoi interpreti.
Un cast che si coordina alla perfezione tra performance collettive e individuali che sanno toccare il cuore e sgranare gli occhi delle anime in platea, sempre più coinvolte dal susseguirsi della trama che ha per protagonista un’icona della scena artistica napoletana e non solo, uno dei cantori della Napoli contemporanea più fedeli al repertorio classico, capace di interpretarlo avvolgendolo in un nuovo ed elegante abito che esorcizza con acuta lungimiranza la pericolosa banalità della retorica: Sal Da Vinci.
Una delle voci più possenti e corpose della “nuova Napoli”, nei panni di Nic, ribadisce e rilancia la sua versatilità artistica portando in scena un talento puro, completo, elegante, spoglio di fronzoli e virtuosismi e che si estende anche alla recitazione.
Sal divide il palco con attori ed artisti già noti alla platea e che al suo pari sanno legittimare la loro presenza in quella sede “sul campo” dando corpo ad uno spettacolo completo e coinvolgente: Stefania De Francesco interpreta Mia; Pasquale Palma nei panni di Genni; e Gianni Parisi in quelli di Ettore. Il cast artistico si completa con Piera Russo, che interpreta Angela; Andrea Sannino è Lele; Francesco Sorrentino nel ruolo di Salvatore; Letizia Vitagliano è Carmen; Mario Andrisani è Peppe; Arturo Caccavale interpreta Enrico; Erminia Franzese veste i panni di Vanessa; Diego Laurenti quelli di Willy; infine Carmela Pedata è Sofia; e Giovanni Quaranta è Eddy. I testi delle canzoni portano la firma di Alessandro Siani e le musiche sono di Sal Da Vinci; gli arrangiamenti sono di Pino Perris; le coreografie sono state curate da Luca Tommassini; le scene sono di Roberto Crea; il disegno luci di Luigi Ascione.
Nomi di spessore che, di per sé, fungono da sinonimo di garanzia in termini di spessore artistico ed, in effetti, lo spettacolo non tradisce affatto le aspettative.
L’ironia, quella capace di mettere a dura prova anche gli addominali più allenati, essenza peculiare e sopraffina della napoletanità più spontanea che esige di sviscerare battute in “lingua madre” perché, se italianizzate, rischiano di andare pericolosamente incontro a quell’impoverimento di corposità che le depaupera di brillantezza e veracità, abile, al contempo, ad indietreggiare rispettosamente, al cospetto delle emozioni e dei sentimenti che esigono d’essere avvolti in un mantello di complice silenzio, quello che sa aggiungere il tocco di classe in più alla scena, seppur apparentemente inabile ad impreziosire l’attimo: la magia del tutto, inglobata nel nulla apparente, quella che accarezza la sfera emotiva senza mai manifestare la sua presenza materiale, per lasciare il passo alla voce, alle voci che sanno abilmente veicolare le emozioni.
“Stelle a metà” è soprattutto il desiderio di riscatto di un popolo, in particolare dei giovani figli di una terra che sembra condannarli a vivere un’esistenza relegati nelle retrovie del mondo proiettati verso la perenne impellenza di ambire ad agguantare quel “pezzo mancante” per sublimare lo status di “stella completa”. Un conflitto di emozioni ed intenzioni nell’ambito del quale è facile perdersi, soprattutto tra le crepe delle realtà più sommesse, dove non di rado accade che un talento, piuttosto che andare incontro alla sua consacrazione, smetta di brillare perché imputridito dall’abbraccio della criminalità e della delinquenza.
Uno spettacolo che porta in scena molto di più di un “semplice e scontato” lieto fine e che palesa una sensibilità emotiva ed un attaccamento a quei valori alla base dell’”essere napoletano” che lasciano trapelare in maniera assai palpabile la mano di Sal Da Vinci e anche quella di Alessandro Siani che sottolinea, attraverso le parole consegnate ad altre voci, di possedere un talento molto più versatile e articolato rispetto a quello del comico cabarettista. Napoletani veri, innamorati della loro terra che non rinnegano le loro origini, ma piuttosto, sanno dichiarargli amore eterno forgiando il loro talento a immagine e somiglianza della necessità di rilanciare quel “Napule è”, inno dell’essenza più eterna di questo stesso senso d’appartenenza, per ricordare, ai napoletani per primi, chi siamo e quanto valiamo: individualmente, “stelle a metà”, se fusi in un fraterno e coercitivo abbraccio, volto a fondere forze, intenti ed energie, possiamo essere la stella più abbagliante esibita dall’umanità.