Gato Barbieri è uno di quei nomi che necessita di essere “sentito” per “riconoscere” la grandezza della sua anima artistica.
Un musicista acclamato ed apprezzato in tutto il mondo, argentino purosangue, originario di Rosario, è morto a New York a 83 anni per una polmonite.
Leandro Barbieri, sax tenore e compositore, soprannominato el Gato, per il suo modo di passare a suonare tra un club e l’altro, veloce, tra le strade di Buenos Aires, ogni notte, in compagnia del suo inseparabile sax, agli albori della sua carriera.
Il suo stile era ribelle, spericolato, ma comprensibile, quasi accessibile per quanto il jazz possa esserlo, sempre in movimento, curioso. La fama arriva negli anni Sessanta con il free jazz, poi torna nei Settanta, per alcune registrazioni di jazz latino, Gato era affascinato dai suoni delle sue origini, comincia a unire soluzioni tecniche più tipicamente jazzistiche con i ritmi sudamericani. Lo scorso anno, nel 2015, vince un Latin Grammy, premio alla carriera. Era stato fermo negli anni Ottanta, dopo la scomparsa della prima moglie, il suo grande amore, morta per una malattia degenerativa, aveva gettato Barbieri in una depressione che ha sconfitto solo, come diceva, grazie alla musica.
Autore della colonna sonora di Ultimo tango a Parigi, che gli ha fatto vincere un Grammy nel ’73, ma Gato fu protagonista anche di un’affascinante duetto con Pino Daniele nel 1982 a Taranto, dove i due diedero luogo ad un memorabile live. Mentre la sua carriera macia successi e consensi in tutto il mondo, Barbieri continua a collezionare apprezzabili “graffi” italiani.
Nel ’62 registra per il giovane arrangiatore Ennio Morricone l’assolo in Sapore di sale di Gino Paoli, resta in Italia, vola a Milano per partecipare alla registrazione dell’album Nuovi sentimenti di Gaslini, parte per New York con Don Cherry. Ma torna, collabora con il Maestro Piero Umiliani nelle colonne sonore dei film Una bella grinta di Giuliano Montaldo (1964) e Svezia, inferno e paradiso di Luigi Scattini (1968).
Una vita trascorsa a confezionare pregevole musica, quella stessa musica attraverso la quale El Gato seguiterà a vivere e rivivere.
Al posto dei fiori, la sua famiglia chiede donazioni a The Reciprocity Foundation, un’organizzazione no-profit che aiuta i giovani senza fissa dimora di New York City.