Appena tre giorni dopo la visita accolta con una violenta reazione da parte dei manifestanti partenopei, il premier Renzi ritorna all’ombra del Vesuvio.
Lo scorso 6 aprile, Via Caracciolo è stata tramutata in una trincea per merito di autentiche scene di guerriglia urbana. Nessun ferito grave, ma 14 agenti delle forze dell’ordine sono dovuti ricorrere alle cure mediche per contusioni varie.
Il corteo dei manifestanti, composto da un migliaio di persone che protestavano contro l’arrivo in città del presidente del Consiglio Matteo Renzi – impegnato nel presiedere in Prefettura un vertice sulla cabina di regia per la bonifica di Bagnoli – era composta da coloro che erano confluiti in quel cordone d’anime animati dal legittimo desiderio di urlare «no» in faccia alle politiche del governo sulla bonifica dell’ex polo industriale della zona occidentale della città, sotto la sigla «Bagnoli Libera».
Eppure, la situazione è sfuggita di mano: il corteo è giunto allo scontro al faccia con le forze dell’ordine sul celeberrimo lungomare cittadino, trasformato in un campo di guerra.
Adesso la Digos cerca i responsabili, o meglio gli istigatori di quegli scontri, “la mente” camuffata tra i manifestanti per tramutare la protesta in guerriglia, perché chi ha tentato di avanzare oltre la linea rossa sfondando i cordoni di protezione delle forze dell’ordine posizionate in piazza Vittoria sapeva di andare incontro ad una reazione di polizia, carabinieri e finanza.
Mentre le indagini investigative sono in corso per far luce su quelle violente dinamiche e a tenere banco è il ping pong mediatico tra il premier e il sindaco de Magistris, Renzi giunge nuovamente a Napoli, in visita a Pietrarsa e Capodimonte, lasciando spazio ad una delle immagini più topiche ed incisive dell’attuale espressione identitaria di un popolo sempre più in balia di eventi incerti e mal tollerati che traghettano le anime verso un temibile senso di malcontento e frustrazione: le misure di sicurezza serrate per la visita del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al museo ferroviario di Pietrarsa, al confine tra Napoli e Portici lo sottolineano.
Controlli considerevoli delle forze dell’ordine che hanno anche schierato un gruppo di cecchini sui tetti nelle immediate vicinanze del museo. Camionette di polizia, carabinieri e Guardia di finanza e decine di uomini in divisa hanno presidiato la zona. Per la giornata di oggi, a differenza di quanto avvenuto lo scorso mercoledì 6 in occasione dell’ultima visita del premier, non sono previsti cortei e manifestazioni di protesta.
E sul web impazza l’ironia, attraverso l’ampia divulgazione di una foto che ricorda una frase pronunciata dallo stesso premier: “la mia scorta sarà la gente”. Eppure, oggi, la presenza di quei cecchini dovrebbe rappresentare un motivo di seria riflessione per lo stesso premier, in primis.