Dopo un intero anno di tour in giro per l’Italia l’artista napoletano – di stanza a Roma – si reinventa per una manciata di concerti in veste totalmente inedita. A Napoli un ritorno in grande stile: concerto teatrale per le grande occasioni.
Un pianoforte smontato, segato, elettrificato e ricomposto in una nuova forma – praticamente una rilettura Ikea del piano incrociata con una chitarra elettrica artigianale – sarà il compagno di Giovanni per questa nuova serie di live.
L’esigenza di avere un pianoforte “vero” ma trasportabile in furgone, abbastanza agile da poter entrare in ogni tipo di club e abbastanza piccolo da permettere quel rapporto fisico così gratificante sensualmente con la chitarra e altrimenti impossibile con un normale piano sono stati la spinta a lavorare da falegname per più di un anno ad un esperimento che finalmente vede la luce.
Oltre a permetterci di vedere Truppi con lo strumento con il quale è forse più a proprio agio, i concerti saranno resi ancora più unici dall’inserimento in scaletta di alcuni brani tratti dal suo primo album C’è un me dentro di me, ristampato per l’occasione dopo alcuni anni di irreperibilità.
Giovanni Truppi, dopo i consensi nazionali ottenuti con l’ultimo omonimo album pubblicato per la prestigiosa etichetta discografica Wodworm Music di Arezzo (Motta, Spartiti, Giorgio Canali, Scisma, Dente, G. L. Ferretti, Fast Animal and Slow Kids, Appino, Paolo Benvegnù e tanti altri), torna nella sua Napoli e si presenta in tutta la sua intimità: pianoforte e la sua voce che canta testi tra i più originali pubblicati in questi anni.
Da una frase cantata nel suo brano “Il mondo è come te lo metti in testa” si intuisce quanto Giovanni ami profondamente la sua città, questa dice: “a Roma si sta meglio che a Napoli ma io sto meglio a Napoli …”. Queste parole sintetizzano i vari aspetti artistici che contraddistinguono Giovanni, in primis la capacità di scrivere e comporre in maniera obliqua, originale e sfruttando intelligentemente il ‘controsenso’; poi la passionalità del cuore partenopeo che in maniera lucida riconosce limiti e potenzialità di una città che ha dato tanto alla musica nazionale. E’ siamo sicuri che in Giovanni Truppi questa esperienza si è materializzata al meglio qualificandolo tra i cantautori italiani più apprezzabili degli ultimi 10 anni.
L’omonimo disco di GIOVANNI TRUPPI è un disco che parla di amore e di sesso, di politica e di Dio, delle donne e degli
uomini. È un disco psichedelico perché è un viaggio dentro, intorno e fuori la coscienza di un uomo e
dell’Uomo ed è un disco di musica complessa che arriva dritta al cuore e al cervello.
Prodotto da Marco Buccelli e registrato da Ivan Antonio Rossi presso lo Studio Nero di Roma è una
raccolta di dieci canzoni dai molteplici livelli di lettura.
Dall’alt-rock di Stai Andando Bene Giovanni alla cavalcata r’n’r di Superman, dallo struggente avantpop
di Pirati alla canzone d’autore di Eva (che sarebbe bello sentire cantata da Mia Martini), dalla
lucida descrizione del mondo contemporaneo di Conversazione con Marco sui Destini dell’Umanità
alla sfrontatezza goliardica di Hai messo in cinta una scema ed Alieno!, fino alle preghiere in musica
Tutto l’universo e Il Pilota è vivo.
La collaborazione con Antonio Moresco (tra i più importanti ed accreditati scrittori italiani
contemporanei) in Letteraa Papa Francesco I – potentissimo inno rock di una portata d’altri tempi – è solo uno degli elementi che sottolineano quanto abbia rilevanza oltre la musica, nelle canzoni di Truppi, la componente letteraria: da ogni canzone emergono vividi personaggi e situazioni che si concretizzano e si insediano nell’immaginazione dell’ascoltatore.
“Ho iniziato a scrivere questo disco nel maggio 2013 ed ho finito a giugno 2014, poco prima di iniziare a
registrare.
L’intenzione era fare un disco con caratteristiche diverse dal precedente sia nei testi che nell’impianto
produttivo. Il mondo è come te lo metti in testa tratteggia un personaggio – vero o fittizio che sia – che si
racconta attraverso le canzoni, con questo disco volevo rendere le canzoni indipendenti dal personaggio e
porle su un piano avanzato rispetto ad esso.
Dal punto di vista musicale c’era la voglia di esplorare una dimensione che non fosse quella di band (cosa
che di fatto Marco ed io siamo stati negli ultimi anni e che Il mondo è come te lo metti in testa rappresenta)
e in questo senso, anche se siamo rimasti fondamentalmente gli stessi (salvo le incursioni di Gabriele
Lazzarotti al basso e Beppe Scardino al sax), il modo di lavorare è stato differente: gli arrangiamenti sono più
elaborati, ci sono sovraincisioni, abbiamo utilizzato campioni e samples.
Sempre nel maggio 2013 ho acquistato un pianoforte verticale.
Mentre lavoravo al disco, nel corso dei mesi, gli ho segato le estremità destra e sinistra (legno e ghisa) per
ridurne l’estensione e renderlo trasportabile e ho creato – con l’aiuto dell’artigiano romano Daniele Pintaldi
che si è innamorato della mia idea – un sistema di pick-up magnetici per poter collegare il piano ad un
amplificatore e suonarlo come una chitarra elettrica (il tutto è documentato in un diario fotografico su
Twitter). Il piano che si sente nel disco (fatta eccezione per Eva) e che – schiena permettendo – porterò in tour da
Gennaio è questo.”