Paola e Claudio, i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore scomparso al Cairo il 25 gennaio e ritrovato senza vita il 3 febbraio, ucciso in circostanze che restano tutte da chiarire, durante la giornata di ieri, hanno incontrato la stampa alla Sala Nassiryia del Senato.
Un atto necessario per rivendicare verità e giustizia, in virtù dell’inchiesta in corso tra Roma e il Cairo e che vorrebbe arrivare a far luce sulla morte di Giulio.
Omicidio ad opera di una banda criminale locale che ha rapito, torturato e ucciso Giulio Regeni, prima di essere a sua volta sterminata dalle forze dell’ordine: questa la verità che giunge dall’Egitto. Non ci stanno i genitori di Giulio. Dopo il martirio di loro figlio, non si può sacrificare il legittimo desiderio di verità per lasciare il passo alla priorità imposte dalla politica estera.
Paola e Claudio per rivendicare quella legittima brama di giustizia rompono il loro riserbo per incontrare la stampa e attraverso di essa rivolgersi al Paese. Per raccontare chi era davvero il loro Giulio. Per chiedere al governo italiano una “risposta forte” alle purtroppo prevedibili nuove manovre diversive degli egiziani. Per esortare tutti gli italiani a contribuire al mantenimento di una soglia di attenzione altissima. La stampa radunata nella Sala Nassiryia aspetta la mossa shock: l’esibizione delle foto, mai mostrate, del corpo martoriato del ragazzo. Non è ancora quel momento. La speranza è che non arrivi mai, perché vorrà dire che quella verità sarà stata accertata. Ma quel momento potrebbe dolorosamente arrivare.
Mamma Paola afferma: “Se il 5 aprile sarà una giornata vuota, confidiamo in una risposta forte del nostro governo. Attendiamo una risposta su Giulio. Speriamo di non dovere arrivare a mostrare quella immagine. Il suo viso era riconoscibile solo dal naso. Un italiano non subiva torture dal nazifascismo“
Il 3 aprile saranno trascorsi due mesi dal ritrovamento del corpo del giovane ricercatore italiano. In questi due mesi non sono stati fatti passi avanti significativi per fare luce sulle responsabilità del rapimento, le torture e l’uccisione di Giulio. Sono però proseguiti i tentativi di depistaggio, come l’ultima versione fornita alcuni giorni fa dalle autorità egiziane, secondo le quali la polizia locale avrebbe ucciso cinque uomini, presunti rapitori di Regeni, mostrando a prova di questa tesi alcuni documenti dello stesso ricercatore.
Una teoria a cui, tuttavia, è impossibile credere in un paese dove, dall’inizio dell’anno, almeno 88 persone sono scomparse, otto delle quali poi ritrovate morte con segni di tortura. Più passa il tempo, dunque, più il rischio è che la verità si allontani. Per questo motivo la Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, Associazione Antigone e Amnesty International – Italia lanciano una serie di iniziative.
Domenica 3 aprile le organizzazioni saranno al campo Gerini – in via del Quadraro 311 a Roma – dove gioca l’Atletico Diritti, squadra nata dalla volontà di Antigone e Progetto Diritti Onlus, con il patrocinio dell’Università Roma Tre. Prima della partita, a partire dalle ore 15.00, i giocatori e le persone che parteciperanno esporranno lo striscione “Verità per Giulio Regeni” e comporranno sul campo la stessa scritta.
Un’iniziativa che CILD, Antigone e Amnesty International Italia chiedono di replicare in tutti i campi e stadi d’Italia il 23 e 24 aprile.
“Rivolgiamo un appello alle altre squadre e a tutte le tifoserie affinché per la giornata di campionato che si terrà il prossimo 23 e 24 aprile possano replicare questa iniziativa, scendendo in campo con maglie o cartelli ed esponendo striscioni con scritto Verità Per Giulio” dichiarano Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia e Patrizio Gonnella, presidente di CILD e Antigone.
“È importante che anche dal mondo del calcio arrivi un forte segnale in tal senso”. “Dobbiamo – concludono i due presidenti – tenere alta l’attenzione affinché questa vicenda non venga rimossa dall’agenda politica. È una cosa che non possiamo permetterci, per Giulio, i suoi familiari, per la libertà di ciascuno, ma anche per la dignità del nostro paese”.