È divisa tra lo stupore e la paura la comunità di Bellizzi, il piccolo centro salernitano dove sabato sera è stato arrestato un algerino con l’accusa di aver fornito documenti contraffatti ai terroristi in azione a Bruxelles il 22 marzo scorso. «Qui abbiamo circa 600 immigrati – ha riferito il sindaco Domenico Volpe – sono integrati e non c’è mai stato nessun problema. Non escluderei l’ipotesi di un furto d’identità ai suoi danni». L’amministrazione comunale comunque avvierà da domani un censimento degli immigrati e degli alloggi occupati, tenendo a mente che il 50% circa sarebbe illegale e vivrebbe in locali inidonei e senza contratto di locazione.
Ieri mattina nel carcere di Fuorni, a Salerno, si è svolta l’udienza di convalida del fermo. Dinanzi al giudice della Corte d’Appello di Salerno, Claudio Tringali, difeso dall’avvocato Gerardo Cembalo, l’algerino si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il fermo è stato convalidato, e per il momento resterà in isolamento. Le indagini proseguono per individuare un’eventuale rete di appoggi sul territorio e i motivi per i quali aveva scelto il territorio Salernitano.
Djamal Eddin Ouali, questo il nome del 40enne algerino arrestato sabato dalla polizia, comparirà il 1 aprile dinanzi ai giudici della Corte d’Appello della città campana che dovranno decidere sulla sua estradizione in Belgio. Il suo nome era emerso nel corso di perquisizioni effettuate a ottobre 2015 in un sobborgo di Bruxelles, Saint-Gilles, proprio in quell’occasione vennero sequestrate mille immagini riferibili a falsi documenti d’identità. Analizzando il materiale, è emerso che tra i documenti falsi c’erano le foto e gli alias di tre terroristi appartenenti al gruppo che ha progettato e realizzato gli attacchi di Parigi e Bruxelles: si tratta di Soufiane Kayal, alias utilizzato da Najim Laachroui, uno dei due kamikaze dell’aeroporto di Bruxelles; Samir Bouzid, alias utilizzato da Mohammed Belkaid, l’uomo rimasto ucciso nel blitz che ha portato alla cattura di Abdeslam Salah; e Yassine Baghli, alias utilizzato dallo stesso Salah.
Djamal Eddin Ouali però, si dichiara innocente: «Non sono un terrorista, non so nulla di terrorismo e neppure di documenti falsi»: è quanto ha ripetuto a chi ha potuto avvicinarlo nel carcere salernitano di Fuorni. L’algerino oltre a dirsi innocente, è rimasto quasi sempre in silenzio dal momento in cui è entrato in carcere, salvo chiedere notizie della moglie, che è incinta. Ouali è detenuto in regime di isolamento, con controlli frequenti da parte della polizia penitenziaria.
«Solo dopo un attento studio delle carte, che ci verranno inviate dall’Autorità giudiziaria del Belgio, decideremo il da farsi. Sono documenti in francese, tradotti in italiano». Queste le parole dell’avvocato Gerardo Cembalo, legale di Ouali. «Dopo la loro lettura consiglierò al mio assistito se rendere dichiarazioni o meno e decideremo la linea difensiva sulla richiesta di estradizione avanzata dalle autorità del Belgio», ha aggiunto poi.
Importante ricordare inoltre che, Ouali, è entrato in Italia a gennaio con la moglie dal Brennero; negli ultimi tempi viveva nel piccolo centro ad una trentina di chilometri da Salerno assieme alla moglie, che è incinta e che si era recata in questura per chiedere un permesso di soggiorno per motivi di salute. Essere incinta, infatti, consente ad una donna di ottenere il permesso di soggiorno valido fino al terzo mese di età del bambino. Così, per assistere la moglie durante la gravidanza, anche Ouali si è recato nei giorni scorsi all’ufficio immigrazione della questura per chiedere il permesso di soggiorno.
Con gli agenti della Digos e dell’ufficio Immigrazione si è complimentato il questore di Salerno Alfredo Anzalone. Il questore ha inoltre assicurato che la polizia non sta cercando alcun complice dell’algerino nel Salernitano.