Sono trascorsi più di vent’anni dal massacro di Srebrenica e dal sanguinoso assedio di Sarajevo e di altre città bosniache, e sei anni dall’inizio del processo. Adesso i giudici del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Tpi) hanno condannato l’ex leader serbobosniaco Radovan Karadžić per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, commessi durante la guerra in Bosnia dal 1992 al 1995.
E’ stato dunque giudicato come uno dei colpevoli del massacro di Srebrenica del 1995, parliamo della strage più grave in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale, dell’assedio di Sarajevo, della persecuzione dei cittadini non serbi nel territorio bosniaco e di aver tenuto in ostaggio dei soldati dell’UNPROFOR, la forza di protezione delle Nazioni Unite.
Complessivamente, Karadžić è stato riconosciuto colpevole di dieci degli undici capi d’accusa ma è stato assolto dall’accusa di genocidio in sette diverse municipalità della Bosnia. L’avvocato di Karadžić ha dichiarato che presenterà ricorso.
Il processo ha avuto inizio nell’ottobre del 2009 e l’accusa aveva chiesto che Karadžić venisse condannato all’ergastolo. Il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia, costituito dall’ONU nel 1993, lo accusò di essere responsabile di persecuzione nei confronti della minoranza musulmana nel 1995, Karadžić però scappò, diventando latitante. Fu arrestato il 21 luglio 2008 mentre si trovava a bordo di un autobus a Belgrado sotto la falsa identità. Prima del suo arresto, Karadžić era stato l’uomo in cima a tutte le liste dei criminali più ricercati del mondo, e nella sua cattura vennero coinvolte la CIA, la DIA e l’MI6, l’agenzia di spionaggio britannica.
Ricordiamo poi, che oltre a Karadžić, è sotto processo anche il generale serbobosniaco Ratko Mladić, e i due principali responsabili dei servizi segreti serbi, Jovica Stanišić e Franko Simatović, per i quali la procura del Tpi ha richiesto la riapertura del procedimento dopo una prima sentenza di assoluzione.