Paolino Avella l’ho incrociato, l’ho conosciuto e l’ho vissuto, dentro e fuori dalle mura del liceo scientifico Salvatore Di Giacomo di San Sebastiano al Vesuvio.
Oggi, non posso ricordarlo con il distacco confacente ad una giornalista, piuttosto ho il dovere di lasciare che a raccontarlo sia la studentessa che con Paolino ha condiviso sorrisi e scambiato battute.
“Il ragno”, così lo chiamavamo tutti, quel sabato del 5 aprile del 2003, usciva da scuola in sella al suo scooter, in compagnia di Andrea, il suo più caro amico, anche io ero in auto con un amico, ci sfrecciarono davanti, ci scambiammo un saluto fugace, inconsapevoli del fatto che saremmo state tra le ultime persone ad aver visto Paolino in vita.
Ad una manciata di metri di distanza dal liceo, dalla “nostra” scuola, Paolino ha incontrato la morte, nel tentativo di sfuggire alla morsa di due criminali che cercarono di rubargli il motorino. Paolino accelera, cercando di allontanarsi, forse anche per raggiungere la vicina stazione dei Carabinieri: inizia così un vero e proprio inseguimento. I due malviventi, a bordo di una moto più potente, prima lo hanno raggiunto e una volta riusciti ad affiancarlo, iniziano a speronare il suo scooter. Paolino perde il controllo del motorino e impatta contro un albero, ubicato in un tratto in cui la strada si fa più curva.
Andrea, l’amico che viaggiava sullo scooter insieme a Paolino si muoveva, lui era riverso al suolo, immobile: questa fu la scena che ci ritrovammo davanti, poco dopo averli salutati all’uscita di scuola, mentre la mente già era intenta a fantasticare su come impegnare il sabato sera che stava per sopraggiungere.
Fui tra le prime persone ad impugnare il cellulare per chiamare i soccorsi.
Incredulità, sconcerto, apprensione. Paura. Una paura lancinante. Una paura irrespirabile.
Andrea si muoveva, Paolino no.
Tutti capimmo cosa stava accadendo, ma tutti speravamo di carpire qualche movimento, anche blando, al quale affrancare la speranza che anche “il ragno” uscisse illeso da quel terribile incidente. A poco a poco, un sacco di studenti accorsero sul luogo dello schianto, raccolti in un religioso silenzio, intorno a quei due corpi riversi al suolo, tra le carcasse dello scooter schizzate dappertutto. Aspettammo tutti insieme l’arrivo dell’ambulanza e nelle ore successive nessuno pensava a quale pub o discoteca prendere d’assalto. Gli sms e le telefonate erano tutte per lui: per Paolino, “il ragno.”
“Ce l’ha fatta?” “Come sta?” “Si sa qualcosa?”
La sua morte ha segnato per sempre le coscienze dei suoi compagni di scuola, degli amici, di tutti coloro che rimasero sconvolti e stravolti da quella morte violenta.
Paolino Avella avrebbe compiuto 18 anni pochi giorni dopo. Stava aspettando con ansia il 12 aprile, perché in casa avevano organizzato una doppia festa: la sua maggiore età e le nozze d’oro della nonna.
Complessa la storia giudiziaria che alla fine ha inchiodato alle proprie responsabilità i responsabili della morte del giovane Paolino.
La corte di Assise stabilisce in primo grado l’assoluzione di Luigi Minichini, uno dei due malviventi autori dell’aggressione. Il giudice decide per l’assoluzione per l’impossibilità di utilizzare nel processo le dichiarazioni di ammissione di colpevolezza rese dal coimputato al Tribunale per i minorenni – dichiarazioni non confermate in aula nel corso del processo al complice maggiorenne. Il complice che all’epoca non aveva ancora compiuto diciotto anni era già stato condannato in via definitiva dal Tribunale per i minorenni. Questa sentenza d’assoluzione, per i genitori di Paolino e per la comunità tutta legata al sorriso e alla storia di Paolino così brutalmente spezzata, fu un boccone amaro da buttare giù.
La prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, invece, ribalta il giudizio d’assoluzione di primo grado, condannando a 12 anni Luigi Minichini. Con questa sentenza si stabilisce che la morte del ragazzo non fu un incidente stradale, ma la conseguenza di una tragica aggressione.
Nel giugno 2014 Minichini si rende irreperibile dandosi alla latitanza. I carabinieri lo arresteranno nell’agosto 2014, presso la sua abitazione, a Barra.
Alfredo Avella, il papà di Paolino, organizza ogni anno un premio dedicato alla memoria del figlio. Prima componente del Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti di criminalità e presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Pol.i.s. assume nel 2013 la Presidenza del Coordinamento dei familiari, lasciando la Presidenza del Comitato Scientifico a Geppino Fiorenza. Il 23 maggio 2013 viene inaugurata una lapide in memoria di Paolino e di tutte le vittime innocenti all’interno del boschetto del rione Gescal di Nola. Il 21 marzo 2014 l’assessore alle politiche giovanili del comune di San Giorgio a Cremano Michele Carbone annuncia che la web radio comunale, in via di allestimento grazie ad una convenzione con l’ercolanese Radio Siani, sarà dedicata alla memoria di Paolino Avella. Prende forma così “radio Paolino”, promossa dal comune di S.Giorgio a Cremano e dal comune di S.Sebastiano al Vesuvio. Viene bandito un concorso pubblico per individuare giovani tra i 14 e 35 anni che intendono entrare a far parte della redazione della web radio comunale. La webradio rientra nel progetto “giovani contro la violenza”, finanziato dalla regione Campania.
L’albero contro il quale si è infranta la vita di Paolino è stato per lungo tempo oggetto di commemorazione da parte di tante persone che non mancano di adagiare proprio lì fiori, lettere, biglietti, oggetti di vario tipo.
Un ricordo tutt’altro che sbiadito, un dolore tutt’altro che dimenticato.
Paolino: un ragazzo pieno di vita, assai alla mano, un ragazzo come tanti, vittima delle criminalità ordinaria.