Un nuovo blitz che ha portato all’arresto di nove persone, di cui sette condotte in carcere e due detenute agli arresti domiciliari, ancora lì, nella terra di Gomorra: Scampia.
Una periferia “liberata” dalla latente e sanguinari morsa della camorra, negli anni in cui tra le vele e le strade del quartiere a Nord di Napoli impazzava una delle faide più violente della storia della criminalità organizzata partenopea.
Eppure, lo spaccio di droga resiste e persiste.
Il gruppo di spacciatori arrestati nell’ambito di tale operazione sono ritenuti affiliati al gruppo camorristico degli scissionisti, quindi alle famiglie Abete-Notturno-Abbinante, clan tuttora attivo tra Scampia e Secondigliano. Tra gli arrestati figurano cinque fratelli, uno dei quali minorenne. Anche questo è un copione già visto, letto, scritto ed interpretato. Nella realtà, così come nella fiction.
Vite giovani segnate da quella congenita predisposizione a delinquere, fedine penali irreversibilmente macchiate di quella colpa da espiare, ma che niente e nessuno potrà cancellare, soprattutto nell’ideologia collettiva che assocerà a qual nome, a quel volto, a quella storia, l’imperturbabile handicap rappresentato da quel pesante e devastante macigno rappresentato dalla camorra. Estremo, ma reale: questo è quanto accade in periferia. Così si vive in periferia.
Durante le indagini, durate circa cinque mesi, sono state sequestrate ingenti quantità di sostanze stupefacenti, cocaina ed eroina. Anche queste ultime rientrano tra le voci di un copione che quel quartiere, così come quelli in cui si respira la stessa contratta e pesante aria, conosce alla perfezione.