Giulio Murolo, l’artefice della “strage di Secondigliano” è morto stasera.
Il 49enne che il 15 maggio dello scorso anno, dal balcone della propria abitazione, a Secondigliano, sparò all’impazzata uccidendo cinque persone e ferendone altre cinque era detenuto presso il carcere di Poggioreale ed era da poco uscito dall’isolamento quando lo scorso sabato aveva tentato il suicidio, aveva ingerito alcune pillole ed era stato trasportato d’urgenza all’ospedale Loreto Mare dov’è deceduto stasera.
Ricoverato in un primo momento nel reparto Medicina, per l’aggravarsi della sue condizioni era stato poi trasferito in Rianimazione dove è morto. Murolo era un tiratore scelto, appassionato di caccia, non aveva precedenti penali e in casa, in via Miano, oltre ad alcuni fucili da caccia regolarmente detenuti, aveva anche un fucile mitragliatore Kalashnikov – con matricola abrasa – e due machete.
Al culmine di una lite, l’ennesima sorta con suo fratello e sua cognata, durante quel pomeriggio mise a segno un’autentica e folle strage, uccidendo non solo i due parenti, ma anche dei passanti che in quel momento transitavano per via Miano, inconsapevoli che l’infermiere, appostato sul balcone di casa si era tramutato in un cecchino affamato di sangue.
Forse il senso di colpa troppo schiacciante o la consapevolezza che avrebbe trascorso relegato in una cella il resto dei suoi giorni, le motivazioni alla base del gesto.