Venerdì 11 marzo, la Guardia di Finanza del comando provinciale di Roma, su richiesta della procura, ha eseguito una serie di arresti nell’ambito di un’inchiesta per corruzione negli appalti pubblici nei confronti di dirigenti e funzionari dell’ANAS.
Ricordiamo che l’ANAS è una società di proprietà dello stato, che gestisce buona parte delle strade e delle autostrade italiane. Le ordinanze di custodia cautelare riguardano 19 persone tra dirigenti e funzionari e imprenditori titolari di aziende appaltatrici di opere pubbliche, un avvocato e un politico.
«Un marciume diffuso all’interno di uno degli enti pubblici più in vista nel settore economico degli appalti» ha detto il gip del Tribunale di Roma: in tutto sono 36 gli indagati – per le quali la Procura di Roma ha disposto le misure restrittive, tra questi gli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, vertici del colosso dell’edilizia catanese Tecnis che di recente è stato sequestrato su impulso della direzione investigativa antimafia.
A questi nomi si aggiungono quello di Marco Martinelli, attuale parlamentare di Forza Italia ed ex deputato di Alleanza Nazionale nella XV Legislatura, che avrebbe garantito ad un imprenditore la nomina di un presidente di gara “non ostile” per un appalto in Sicilia. Inoltre sono state effettuate oltre 50 perquisizioni in Lazio, Sicilia, Calabria, Puglia, Lombardia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Veneto, Molise e Campania.
Le accuse contestate vanno dalla corruzione alla turbata libertà degli incanti, passando per l’autoriciclaggio e favoreggiamento personale. Secondo gli inquirenti infatti, i vertici Anas avrebbero facilitato l’aggiudicazione di gare d’appalto a specifiche imprese, nei confronti delle quali si sarebbero mossi anche per sbloccare contenziosi, disapplicare penali e assicurare indebiti indennizzi in relazione a procedure di esproprio.
Insomma, l’intero operato dei funzionari pubblici per anni si sarebbe concretizzato in un vero e proprio «mercimonio», dove in cambio dei servizi illeciti prestati i dirigenti avrebbero ottenuto vantaggi e utilità.
A supportare l’operazione, denominata Dama Nera 2, sono state le risultanze del materiale acquisito lo scorso ottobre nell’ambito del primo capitolo della vicenda Dama Nera, che facevano presagire come il meccanismo corruttivo ipotizzato, riguardo l’assegnazione degli appalti, potesse essere ancora più vasto.