Il linguaggio, subdolo e vigliacco, della camorra.
Quella che intimorisce, minaccia, spaventa, dissemina paura e violenza, servendosi dei mezzi più crudi e vigliacchi per consegnare i loro temerari messaggi ai destinatari.
L’emblema di questo concetto trova la sua concreta e vile espressione nel pacco di polistirolo recapitato a Orlando Zagaria, un ingegnere di Casapesenna che milita nell’associazione «Libera» nel Comune casertano di cui è originario il boss dei Casalesi, Michele Zagaria.
All’interno vi erano contenuti una pistola e dei proiettili, una testa di agnello, tre zampe di maiale e interiora di animali.
Un messaggio esplicito e feroce. La scatola, che conteneva anche della pasta, è stata consegnata a casa della madre del professionista nella giornata di ieri. Solo in tarda serata, quando l’uomo è rientrato, il plico è stato aperto scoprendone il contenuto. L’ingegnere è molto attivo per il presidio Libera di Casapesenna e, come spiega Pasquale Cirillo, responsabile locale dell’associazione di don Luigi Ciotti, «affianca il commissario antiroghi Donato Cafagna e che segnala attraverso un’app la presenza di rifiuti abbandonati, discariche abusive, incendi, movimenti sospetti di camion e altri mezzi». Lo stesso Cirillo ha aggiunto che sabato sera qualcuno «gli ha rubato gli alberi da frutto che avevamo piantato pochi giorni fa nella sua campagna».
Questo è il linguaggio di cui si avvale la camorra.