Il 26 febbraio alle ore 17.30 negli eleganti saloni affrescati del piano nobile di palazzo Arlotta di via Chiatamone a Napoli, è stato presentato il libro “Cento città contro il museo Lombroso” (di Iannantuoni-Lodesani-Schiraldi) che riassume i sette anni di battaglia legale e culturale del ‟Comitato tecnico scientifico No Lombroso” contro il sedicente museo dedicato al controverso scienziato veronese.
A dialogare con gli autori e condurre l’evento è intervenuto lo storico Ivan Cuocolo, che ha inquadrato la figura del Lombroso nella cultura italiana ed europea del tempo, sul ruolo determinate che ebbe nella costruzione della cultura ufficiale del nuovo stato unitario, spiegando come, soprattutto attraverso la sua reinterpretazione della teoria della degenerazione, ed a vere e proprie falsificazioni, il controverso scienziato veronese intendesse giustificare con un pretesto ‟razziale”, le violenze e le illegalità diffuse con cui l’esercito sardo-piemontese, dal 1861 italiano, aveva operato nella conquista del Regno delle Due Sicilie prima e nella repressione del cosiddetto brigantaggio poi.
Citando recentissimi studi (De Matteo; Daniele-Malanima; Fenaltea-Ciccarelli) è venuto fuori il quadro di una politica nazionale che aveva destinato le regioni meridionali ad un ruolo di subalternità o, per dirla con le parole di A. Gramsci, di colonia di sfruttamento, dandone una ‟giustificazioneˮ razziale.
Una operazione che imitava quella che molti accademici delle grandi potenze imperiali del tempo portavano avanti nei confronti delle colonie. Tutti gli storici del periodo e dell’ideologia coloniale e postcoloniale, infatti, hanno sottolineato come la denigrazione dei gruppi umani e le descrizioni degradanti, che ne confermino l’inferiorità e la subalternità, siano le tipiche formule usate dalle potenze imperiali e coloniali per giustificare le loro dominazioni.
Era il contributo che quegli scienziati che occupavano posti di rilievo nelle accademie e nella società dell’epoca, davano al servizio della politica imperiale, partecipando alla costruzione del massimo consenso possibile.
Il prof. Cuocolo ha voluto sottolineare come l’ideologia lombrosiana, fatta propria dal nuovo stato unitario, abbia avuto un ruolo significativo nelle divisioni, purtroppo ancora rilevabili, nel Paese ed in certi pregiudizi antimeridionali, pregiudicando la nascita di un vero sentimento nazionale unitario e paritetico fra nord e sud. Incomprensibile appare, dunque, come possa essere stata finanziata dallo stato italiano a suon di milioni di euro la riapertura a Torino del museo dedicato a Lombroso, mentre musei e monumenti di straordinario valore cadono a pezzi per mancanza di fondi, una iniziativa che a molti suona come un vero e proprio insulto nei confronti di una intera parte del paese, per di più perché fatta per i “festeggiamenti dell’unità d’Italia“. È il lapsus “ufficiale” di cosa davvero è stata la nascita del Regno d’Italia, è stata la icastica conclusione del prof. Cuocolo.