L’antico poeta di Sulmona, Ovidio, nelle sue Metamorfosi narra della nascita del cosmo e dell’uomo: del Dio che separò la luce, le acque, le terre dal Caos primordiale ed infine plasmò l’uomo ad immagine degli dèi, donandogli – unico fra tutti gli esseri viventi – il privilegio di guardare in alto. E come l’uomo delle Metamorfosi amo passeggiare per Napoli guardandomi non solo intorno, ma in alto e fra i vicoli si scopre ciò che il passante distratto non vede…
Vi siete mai accorti della bellezza dei palazzi in tanti vicoli di Napoli? Guardi in alto e ti accorgi di portali maestosi, ingressi affrescati, facciate di raffinatissima eleganza. Via Maddaloni è uno stretto e breve vicoletto, un tratto poco ‟significativo” della plurimillenaria Spaccanapoli, lo attraversi in fretta, fra i passanti indifferenti, ma se guardi in alto vedi la bellezza: Palazzo Carafa di Maddaloni! In un vicolo, una facciata maestosa, elegantissima, a pochi metri da un altro palazzo che ne impedisce la prospettiva, un ingombrante vicino, troppo vicino, eppure non un palazzo qualsiasi, ma uno altrettanto maestoso, elegantissimo: palazzo Doria d’Angri!
Il palazzo Maddaloni, costruito nell’arco di due secoli, è un tipico palazzo aristocratico napoletano, passò in varie mani, fino a quando non fu acquistato dal duca di Maddaloni, discendente di quel Diomede Carafa che nel ‘400 sconfisse il diavolo di Mergellina, sotto le spoglie mortali di una donna bellissima e procace, la cui bellezza e pericolosità è rimasta proverbiale nella città della sirena ammaliatrice: «Si bella e ‘nfama comm’ o riavule ‘e Margellina!».
Il duca che comprò il palazzo nel ‘600, però, pare avesse proprio un caratteraccio: superbo, altero, amante delle belle donne, finendo per questo arrestato, come se non bastasse venne pure alle mani con Masaniello durante la rivolta! Forse per riscattare l’intero casato dalla fama non proprio bella, il duca decise di darsi un cambio di ‟immagine” ed incaricò il più richiesto architetto di Napoli, Cosimo Fanzago, di rifare ed ammodernare la faccia, almeno del palazzo… Il grande artista vi lavorò dal 1661 al 1665 e, senza modificarne l’assetto generale, intervenne sul portale, sullo scalone e sul loggiato, trasformando il palazzo da tardo cinquecentesco in sontuosa residenza barocca! Chi ci abita dice che in alcune notti pare si senta ancora il duca camminare per i corridoi del palazzo, parlare con Casanova e Alessandro Scarlatti, ospiti in epoche diverse del palazzo, ma questa è un’altra storia…