“Non c’è più religione” o forse “la fede è uguale per tutti”.
L’”arresto di lusso”, maturato quest’oggi a Napoli, ha fatto rumore proprio perché al centro dell’attenzione ci è finita proprio la fede religiosa.
Le manette sono scattate per il latitante Raffaele Mincione, detto “coppetta”, ritenuto dagli inquirenti contiguo al clan Vanella Grassi, attivo nella periferia nord di Napoli.
Mincione era sfuggito al blitz del 4 giugno 2015, quando carabinieri, poliziotti e finanzieri eseguirono un’ordinanza, richiesta dalla locale Dda nei confronti di circa 40 persone tra le quali figurava anche lui, “coppetta”, perché ritenuto responsabile di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi comuni e da guerra, tentato omicidio, con l’aggravante delle finalità mafiose.
Quando i carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento del quartiere Vomero, lo hanno trovato a letto, mentre sul suo comodino c’era una Bibbia aperta sulla parabola del figliol prodigo. Criminalità e religione: un sodalizio longevo e conflittuale che tuttavia rappresenta uno dei tasselli più radicati ala base dell’ideologia criminale. Camorra, ‘ndrangheta e mafia da sempre “si aggrappano” anche alla fede per consolidare il potere ed ottenere il consenso popolare. I celeberrimi “inchini” a ridosso delle abitazioni dei boss e dei personaggi di rilievo della malavita organizzata lo comprovano, al pari delle infiltrazioni criminali in secolari tradizioni a sfondo religioso, come la festa dei gigli.
Tantissimi gli studi condotti in tale ottica da giornalisti e scrittori, tra cui Isaia Sales, professore di Storia delle Mafie all’Università di Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Autore del saggio “I Preti e I Mafiosi”, Sales è convinto che “i mafiosi si credano più religiosi delle altre persone, perché in diretta connessione con un dio che perdona tutti.”
Del resto, anche i camorristi hanno un’anima e l’idea che possa esistere un Dio in grado di condonare le loro colpe terrene è un alibi comodo e sicuro in grado di alleggerire delle coscienze sature di male e di colpe.
Di recente, Papa Francesco ha scomunicato i boss, ma la Bibbia rinvenuta sul comodino di “coppetta” dimostra che “le vie del Signore sono davvero infinite”.