Istituire a Napoli la prima Banca italiana delle bioimmagini. Quella lanciata dal direttore scientifico dell’Istituto SDN, Marco Salvatore, nel corso del primo Sabato delle Idee del 2016, più che un’idea è già una prospettiva concreta che può svilupparsi in seno al progetto NAPLAB presentato dall’Istituto SDN in anteprima proprio oggi al Sabato delle Idee con la relazione di Andrea Soricelli, docente di Diagnostica per immagini e radioterapia all’Università degli Studi di Napoli Parthenope e direttore scientifico della Fondazione SDN.
NAPLAB – NeuroAnatomy and image Processing LABoratory nasce a Napoli all’Istituto SDN con lo scopo di riunire le diverse competenze tecnologiche relative al settore dell’imaging diagnostico mettendole al servizio delle esigenze clinico-scientifiche. Ingegneri, biotecnologi, fisici, informatici e medici in un solo Laboratorio per lavorare insieme in tre direzioni: la conoscenza dei principi fisici e di funzionamento della strumentazione e dei parametri di acquisizione delle immagini diagnostiche, la conoscenza e l’implementazione di tecniche di image processing e di analisi multivariata delle immagini diagnostiche e conseguenzialmente la capacità di divulgazione dei risultati scientifici e di scrittura di rapporti tecnici. Ecco perché, come ha anticipato Marco Salvatore, il lavoro di NAPLAB “sarà propedeutico alla creazione di una vera e propria Banca delle bioimmagini, la prima nel nostro Paese, che potrà rappresentare un pilastro fondamentale per la traslazione dall’attività di ricerca svolta sulle immagini acquisite alla pratica clinica, mediante l’integrazione del rapporto di esame con informazioni derivanti anche dall’implementazione di tecniche avanzate di visualizzazione e di quantificazione di parametri fisiologici e anatomo-funzionali”. Una grande novità quella del lavoro che svolgerà NAP LAB che porterà immediatamente importanti benefici per i pazienti come la minimizzazione dei tempi di acquisizione delle immagini e dei rischi del paziente, la quantificazione di parametri anatomo-funzionali a partire dal segnale di imaging per la definizione di biomarcatori specifici per le diverse patologie e lo sviluppo di metodi di elaborazione e di analisi di neuroimmagini orientati alla caratterizzazione del cervello umano in termini di connettività funzionale, metabolica e strutturale.
Il progetto NAPLAB dell’Istituto SDN è stato soltanto uno dei tanti progetti illustrati oggi nel corso del primo incontro dell’ottava edizione del Sabato delle Idee dedicato al tema “Le nuove frontiere della biomedicina: le eccellenze della ricerca in Campania”. Dalla stampa tridimensionale dei globuli rossi presentata dal direttore dell’Istituto di Scienze Applicate & Sistemi Intelligenti del CNR, Pietro Ferraro, al progetto Smart Health 2.0 per lo sviluppo di una sensoristica diagnostica avanzata basata sulle nanobiotecnologie illustrato da Antonello Cutolo, docente di Optoelettronica all’Università degli Studi del Sannio, fino alla grande della produzione in vitro di tessuti umani presentata dal direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Napoli, Paolo Antonio Netti, il dibattito del Sabato delle Idee, coordinato dal presidente del CNR, Luigi Nicolais, è stato oggi una vera e propria fiera dell’innovazione nel settore della biomedicina. Una testimonianza concreta delle grandi opportunità che può dare l’investimento sulla ricerca come ha sottolineato nell’intervento conclusivo Novella Luciani, direttore dell’Ufficio Ricerca e Innovazione in Sanità del Ministero della Salute, che ha illustrato anche le nuove opportunità dei bandi ministeriali per la ricerca nel settore sanitario annunciando per il 2016 un investimento di 135 milioni di euro per progetti di giovani ricercatori.
Tante luci, dunque, ma anche qualche ombra nel futuro della ricerca biomedica in Italia. Soprattutto l’ombra di una fuga di cervelli all’estero che assume dimensioni sempre più inquietanti come hanno ricordato Matteo Santin, docente di Rigenerazione dei tessuti presso la Facoltà di Farmacia e Scienze Biomolecolari dell’Università di Brighton e Lucio Pastore, docente di biologia molecolare clinica all’Università Federico II e principal investigator del CEINGE, che ha illustrato il percorso scientifico e quello “imprenditoriale” di PEGVax (Generation of PEGylated adenoviral vectors), la Start Up del CEINGE vincitrice di recente (tra i tanti riconoscimenti) del Premio Francia Innovazione con un progetto di generazione di vaccini antitumorali basati su vettori adenovirali chimicamente modificati. Un progetto che proprio le aziende francesi vorrebbero già “scippare” all’Italia con allettanti offerte presentate al gruppo dei ricercatori del CEINGE. “La nostra speranza – ha spiegato Pastore – è quella di realizzare in Italia, possibilmente a Napoli, proprio al CEINGE, il nostro progetto ma per farlo occorrono quegli investimenti sulla sperimentazione che in altri Paesi come la Francia sia le istituzioni pubbliche che le aziende private sono già pronte a fare”. Un grido d’allarme che potrebbe avere una risposta concreta proprio dalla Regione Campania, rappresentata oggi al Sabato delle Idee dal vicepresidente della Giunta regionale, Amedeo Lepore, che ha evidenziato come “i centri di ricerca più importanti della Campania come il CEINGE dovrebbero entrare a far parte in maniera strutturale della politica industriale regionale”. Sarebbe una buona idea da mettere in pratica quanto prima per evitare di perdere altri giovani cervelli del Sud.