Ricorre oggi, l’anniversario della nascita del grande Federico Fellini, nato il 20 gennaio del 1920 a Rimini.
Fellini è considerato da sempre una tra le più influenti personalità della storia del cinema mondiale. Già vincitore di quattro premi Oscar: nel 1993 gli viene conferito l’Oscar alla carriera, consegnatogli a Los Angeles da Marcello Mastroianni e una commossa Sophia Loren. Solo pochi mesi dopo si spegnerà nell’ospedale Umberto I di Roma.
La sue eredità è costellata di opere intramontabili, ricche di satira, ma anche velate di una sottile malinconia. Tra i suoi film più celebri ricordiamo: “La strada”, “Le notti di Cabiria”, “La dolce vita”, “8½” e “Amarcord”, conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo.
Il giovane Federico fin da adolescente ha coltivato soprattutto la passione per il disegno e la scrittura umoristica, perciò ben presto tralascia gli studi di legge e si fa strada nel mondo delle riviste umoristiche, arrivando in brevissimo tempo a lavorare per la più famosa di esse: la celebre “Marc’Aurelio”, presso la quale si esprimono già talenti come Scarpelli, Scola, Maccari, Attalo e Metz.
Successivamente, Fellini si dedica al cinema, alla radio e al teatro di varietà, legandosi al grande Aldo Fabrizi, e lavorando proprio per quest’ultimo riuscirà firmare alcune sceneggiature ed entrare nel giro che conta, diventando amico di Rossellini e Lattuada. Sarà proprio grazie alla collaborazione di Rossellini ed altri, che verrà fuori la sceneggiatura di uno dei capolavori del neorealismo, “Roma città aperta” (1945).
Dopo la guerra, Fellini comincia a pensare di esordire alla regia e compie una prima, non del tutto soddisfacente esperienza insieme a Lattuada, dirigendo Peppino De Filippo in “Luci del varietà” (1950). Ma il vero e proprio talento di Fellini esplode con “I vitelloni” (1953), tanto che il titolo finirà per diventare un modo di dire proverbiale. I film successivi non fanno che confermare al mondo del cinema che è nata una stella di prima grandezza, tra questi “La strada” (1954), che ottiene un successo internazionale strepitoso sia in Francia che negli USA, dove gli viene assegnato l’Oscar per il Miglior Film Straniero, “Il bidone” (1955), “Le notti di Cabiria” (1957),e tanti altri.
Tuttavia non ricordiamo Fellini solo nei panni di regista, infatti durante gli esordi lavorò prima come sceneggiatore, recitando nel 1948 nei panni del vagabondo che sedusse la bella Anna Magnani (Nannina) in “L’amore”, film in due episodi diretto da Roberto Rossellini, col quale Fellini cooperava ormai da tempo.
Poco prima della sua scomparsa, in sala stampa così aveva risposto a chi gli chiedeva che effetto gli facesse l’aggettivo ‘felliniano‘, così spesso usato in America: “Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Ne sono lusingato. Cosa intendano gli americani con ‘felliniano’ posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto”.