È bastato attendere appena cinque giorni dall’inizio del 2016 per registrare il primo delitto di camorra del nuovo anno.
Luigi Di Rupo, un giovane di 24 anni è stato ucciso oggi, poco dopo le 16 a Melito.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti sembra che il giovane fosse inseguito da quattro killer armati, a bordo di due scooter e che si sia rifugiato nel bar Royal in via Po, sperando di sfuggire all’agguato. Un tentativo inutile perché il commando non ha esitato a far fuoco nonostante nel bar ci fossero alcuni clienti. L’uomo è stato raggiunto da diversi proiettili, uno lo ha raggiunto al fianco e un altro al capo – un altro bossolo è stato rinvenuto a terra – ed è stramazzato al suolo in un lago di sangue vicino alla porta del bagno.
Un agguato che evidenzia la più sfrontata faccia del crimine, disposta a correre il rischio di mietere vittime innocenti pur di mettere a segno l’agguato in programma.
La camorra non contempla tra le opzioni perseguibili i fuoriprogramma che rischiano di far saltare i piani.
Solo dopo qualche ora è stato possibile identificare la vittima perché Di Rupo, pregiudicato per detenzione di armi, originario di Mugnano, ma residente a Melito non aveva documenti con sè. Inutili i tentativi di soccorso, l’uomo è morto sul colpo.
Terrore tra i clienti del locale intenti a comprare caramelle e dolci per le calze della Befana. In molti si sono nascosti per sottrarsi ai proiettili dei killer.
Le modalità dell’omicidio fanno pensare ad un agguato di stampo camorristico. Sul posto oltre ai carabinieri di Giugliano e Castello di Cisterna, che hanno avviato le indagini per chiarire il movente e la dinamica dell’omicidio sono giunti anche alcuni familiari tra cui la sorella del giovane.
Di Rupo era imparentato con il capozona di Melito del clan Amato-Pagano e – secondo gli investigatori – era vicino al clan di Secondigliano, i cosiddetti scissionisti, fuoriusciti del clan Di Lauro. Il suo omicidio potrebbe inquadrarsi nella lotta tra i clan camorristici dell’area Nord per il controllo delle piazze di spaccio, ma al momento non si possono escludere altre piste.
Luigi Di Rupo, non era un nome nuovo per le forze dell’ordine. Lo scorso 7 febbraio, infatti il 24enne fu sorpreso ed arrestato insieme ad altre nove persone nel corso di un blitz messo a segno dalla polizia – grazie ad una soffiata – all’interno di un appartamento nel cuore dei Decumani, dove si erano dati appuntamento un gruppo di presunti camorristi per tenere un vertice che avrebbe dovuto siglare un patto di ferro tra gli uomini della Vannella Grassi e della famiglia Sibillo, considerati i nuovi «padroni» del centro storico. Nel corso del blitz gli agenti del Commissariato Decumani (diretto da Aldo Mannella) fecero irruzione in un appartamento al terzo piano di un palazzo che si trova in via Santi Filippo e Giacomo ed arrestarono dieci pregiudicati – tra cui anche Luigi Di Rupo – molti dei quali erano anche armati: inutilmente tentarono di disfarsi di tre pistole gettandole da una finestra, poi recuperate dagli agenti nell’androne dello stabile. Tra i partecipanti c’era anche un appartenente al clan dei Sibillo, la cosiddetta «paranza dei bimbi» di Forcella.