26 dicembre 2004: circa trecentomila persone perdono la vita il a causa del violentissimo tsunami che colpisce soprattutto Indonesia, Thailandia e Sri Lanka.
A distanza di 11 anni da una delle più grandi catastrofi naturali nella storia dell’umanità, è ancora vivo il ricordo di quei tragici e concitati momenti in cui il mare si ritirò per chilometri per poi abbattersi con furia devastante sui litorali affacciati sull’Oceano Indiano e su popolazioni inermi e già fortemente provate dalla povertà.
Mentre turisti e residenti locali erano intenti a festeggiare Santo Stefano sulle soleggiate spiagge asiatiche, un sisma di magnitudo 9.15 della scala Richter al largo dell’Indonesia scatenò un maremoto che uccise migliaia di persone, tra cui numerosi bambini, in 13 Paesi.
44 italiani persero la vita mentre erano in vacanza. Molti corpi non sono mai stati trovati, seppelliti dal fango. Oltre tre milioni furono gli sfollati. Ancora oggi, le conseguenze di quel tragico evento si fanno sentire sulle economie delle nazioni coinvolte, facendo registrare ancora una brusca frenata del turismo e lo svuotamento delle casse pubbliche per poter sostenere le spese della ricostruzione, anche se notevoli furono gli aiuti internazionali, per un totale di 14 miliardi di dollari.
Tra le località più colpite si ricorda Phuket, dove numerosi resort turistici affollatissimi sono stati completamente spazzati via dalla furia d’acqua. In Sri Lanka fu travolto in pieno un treno che trasportava 1500 passeggeri. Le spiagge di Sumatra, del Sud della Thailandia e delle isole Nicobare sono state devastate. Onde alte più di 20 metri, che viaggiavano fino a 700 chilometri orari, spazzarono via la provincia di Aceh, provocando solo qui 180mila morti. In nessuno di questi paesi fu mai diramata l’allerta. Soltanto le Hawaii diffusero l’allarme tsunami.
Questa mattina migliaia di persone hanno partecipato in Indonesia ad una cerimonia in ricordo delle vittime del 26 dicembre 2004. Religiosi musulmani, sopravvissuti e soccorritori hanno pregato in un mega raduno proprio nella provincia di Aceh, vicino all’epicentro del sisma che provocò lo tsunami.