È iniziato l’ultimo giro di boa del 2015.
Mentre il Natale ce lo siamo lasciati alle spalle, adesso incalza “il conto alla rovescia verso il conto alla rovescia” più famigerato, agognato ed atteso dell’anno.
“Il Festival delle buone intenzioni e dei marcati e forzati sentimentalismi” che tiene banco a Natale, insieme a struffoli, pandoro, tombola e capitone, quindi, anche per quest’anno è stato archiviato.
E con le papille gustative ancora in tilt, contaminate da miriadi di frammisti e svariati sapori e la mente frastornata dalle fameliche bollicine sprezzanti esuberante brio, ci apprestiamo ad accogliere un’altra prodigiosa “abbuffata”, quella che si interpone tra una “fine” ed un “principio“.
Settimana di bilanci, quindi, per l’Italia, per il mondo, per gli Stati, per i governi, per i semplici cittadini.
Per tutte le anime è tempo di tirare le somme, nel momento dell’anno in cui sogni, speranze, ambizioni, desideri, progetti ed aspettative, vengono più o meno equamente ripartiti tra quelli da confezionare all’interno della missiva da spedire a Babbo Natale e quelli ai quali, invece, conferire realtà e concretezza, rimboccandosi le maniche con l’avvento del nuovo anno.
Il primo di gennaio, infatti, non è solo “un inizio”, ma un incipit che ne personifica numerosi altri: l’inizio della dieta, l’iscrizione in palestra, l’avvio di una nuova attività o di un’esperienza o semplicemente un crudo e pretestuoso appiglio al quale ancorarsi per “mettere un punto” e ripartire.
Ciò che concorre a conferire successo alla “nuova partenza”, nella maggior parte dei casi, è la “spinta” che si imprime ai primi passi, quindi, il groviglio di motivazioni ed emozioni che sostiene e determina la forza e la ferma e volitiva determinazione insita nel desiderio di centrare e perseguire l’obiettivo, per far sì che non si riveli un labile e millantatore fuoco di paglia, destinato a dissolversi nel fascinoso torpore della notte, insieme alle scintille dei botti di fine anno.
Tracciare bilanci, quindi, per ricercare l’aggettivo più consono ed appropriato con il quale etichettare l’annata, ma anche per comprendere la direzione ed il senso da imprimere a quella che sta sopraggiungere: un atto doveroso, al quale non ci si può sottrarre, soprattutto in un’era in cui la vita, le circostanze e le beffarde avversità del destino, impongono che status come la felicità è la fortuna, vanno ricercati, afferrati e caparbiamente costruiti con le proprie mani.