Il Largo Banchi Nuovi si trova sulla collina di Monterone, delimitato dai palazzi Giusso e Casamassima e dalla chiesa sconsacrata dei SS. Cosma e Damiano, tutti del ‘500. All’epoca la collina era sul mare ed era possibile raggiungere la sottostante spiaggia attraverso sentieri e scale ripide, come il pendino di Santa Barbara e la calata dei SS.Cosma e Damiano, resi più brevi dalle colmate successive.
Nel 1062 nella zona, oltre alla basilica di San Giovanni Maggiore risalente al VI secolo, vi era il monastero angioino di San Demetrio martire, che occupava tutto lo spazio compreso tra il pendino di Santa Barbara e i gradini dei Ss. Cosmo e Damiano. Agli inizi del 1400, nei pressi della chiesa di San Giovanni maggiore, fu costruito il palazzo Pappacoda, di cui sono rimasti la Cappella e il portale, mentre dal lato del monastero di San Demetrio veniva costruito il palazzo Penne. Nel 1523 la chiesa di questo Monastero era ancora esistente.
Di fronte alla Cappella Pappacoda vi era la casa panoramica con agrumeto, del vicerè Consalvo di Cordova, che nel 1546 fu acquistata da Alfonso Sanchez, marchese di Grottola, che affidò a Giovanni Merliano, detto Giovanni di Nola, il compito di costruire un nuovo palazzo. Nel 1547, durante una sommossa popolare, le cannonate sparate da Castel Nuovo, distrussero i banchi dei mercanti di piazza dell’Olmo. Nel 1569 per due giorni continui cadde una pioggia torrenziale che, percorrendo come un fiume via San Sebastiano e via Santa Chiara, piombò alle spalle del palazzo in costruzione, demolendo molte case e lasciando una zona devastata e 24 morti. L’area, detta dei ‘segatori’ per le numerose botteghe di falegnami, fu poi acquistata dai mercanti che vi costruirono la loro sede. La zona venne da allora chiamata dei Banchi Nuovi.
Adiacente alla Loggia dei mercanti, negli stessi anni, i duchi di Casamassima, acquistarono il suolo e la metà della chiesa di San Demetrio, su cui costruirono un palazzo con un cortile, un loggiato e un giardino.
Nel 1616, i membri della Congrega dei Barbieri furono costretti a lasciare la loro sede di via Tribunali, per la costruzione del complesso dei Gerolomini. Avendo delle case di proprietà nella zona, acquistarono da Alfonso Sanchez, che ne era diventato il proprietario, la Loggia dei mercanti e la trasformarono nella loro Cappella, dedicandola ai Santi Cosmo e Damiano. Nello stesso anno i Padri somaschi acquistarono il monastero di San Demetrio.
Nel 1645 il Sanchez vendette anche il proprio palazzo al cardinale Ascanio Filomarino, che provvide a far demolire le case fatiscenti della zona. Il palazzo restò per poco più di 150 anni, dei Filomarino della Torre.
Nel 1706 i Padri Somaschi riedificarono la chiesa dedicandola ai Santi Demetrio e Bonifacio. Pochi anni dopo, il duca di Casamassima fece costruire un secondo cortile al posto del giardino e un terrazzo sul tetto della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, fatto che provocò una lunga lite con i Filomarino, il cui palazzo insisteva sull’altro lato del Largo. Nel 1799, a seguito dell’arrivo dei francesi e del fallimento della Repubblica Napolitana, i lazzari fedeli ai Borboni, su istigazione di un servo della casa, catturarono e arsero vivi con la pece i fratelli Ascanio e Claudio Filomarino e incendiarono il palazzo.
L’edificio rimase disabitato fino al 1828, quando fu venduto al banchiere Luigi Giusso che lo usò come sede della sua banca.
LA SITUAZIONE ATTUALE
Il palazzo Casamassima, abitato da privati, ha subito per incuria molte modifiche che ne hanno alterato la struttura e le decorazioni.
Il palazzo Giusso, acquistato dall’Orientale nel 1932, negli anni novanta ha installato un ascensore e brutte scale antincendio nel cortile, danneggiando l’unità architettonica dell’edificio.
La chiesa dei SS.Cosma e Damiano è chiusa da 60 anni, abbandonata ad una indescrivibile incuria. A piano terra vi sono due locali, di cui uno spesso occupato dagli studenti e l’altro adibito a bottega. E’ in comodato d’uso all’Ordine degli Ingegneri di Napoli, che ha preparato dal 2011 un piano di recupero sociale della struttura. Fino ad oggi non mi risulta che siano iniziati lavori.
Altro esempio di incuria è ciò che resta della chiesa cinquecentesca di Santa Maria della Candelora, a pochi metri dal Largo: un muro esterno fatiscente ed all’interno una officina meccanica su due livelli. Eretta su una precedente cappella demolita da Alfonso Sanchez, durante la costruzione dell’attuale palazzo Giusso, conteneva una lapide sepolcrale del 1502, l’altare maggiore e un quadro del XVII secolo che raffigurava la Purificazione.
E che dire del palazzo all’angolo di via Santa Chiara, location di Eduardo De Filippo, che il 5 novembre 2009 si incendiò probabilmente per il cattivo stato dell’impianto elettrico ?
E del palazzo Palmarici, con il banno a lato dell’ingresso, illeggibile per lo sporco?
E di palazzo Penne? quando e chi provvederà al restauro?
e della chiesa dei Santi Demetrio e Bonifacio, affidata alla facoltà di architettura ?