Erano trascorse da poco le 13 quando sul Corso Umberto di Casalnuovo, in provincia di Napoli, si è consumato un agguato di camorra, a pochi passi dall’ingresso di una scuola.
La vittima è Giuseppe Ilardi, 30 anni, residente a Casalnuovo, in via Roma.
Ilardi era a bordo della Smart risultata intestata ad Antonio Barone, considerato il reggente per Casalnuovo del clan Veneruso-Rea, scarcerato sei mesi fa, con obbligo di firma alla locale stazione dei carabinieri, e per il quale Ilardi svolgeva il ruolo di uomo di fiducia e autista.
L’azione dei sicari è stata rapida precisa, un ulteriore dettaglio che lascia presumere che ad agire sano stati degli esperti. Senza scendere dallo scooter, avvicinandosi posteriormente alla Smart, il killer seduto posteriormente ha impugnato una pistola semiautomatica, di piccolo calibro, a giudicare dai bossoli ritrovati dai carabinieri del nucleo indagini scientifiche, e ha aperto il fuoco, colpendo Ilardi forando il lunotto posteriore dell’auto. Inutili tentativi di soccorso dei sanitari del 118, per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Sul posto, poco dopo l’agguato, è giunta anche la moglie della vittima che ha accolto la notizia tra disperazione, urla e pianto a dirotto. La sparatoria è avvenuta tra i passanti e l’arrivo dei genitori che stavano raggiungendo il plesso scolastico della poco distante scuola elementare «Antonio de Curtis» per riportare a casa i propri figli: e proprio in quegli attimi era iniziata l’uscita degli scolari.
I colpi di pistola sono state udite anche nell’istituto, ma in molti li hanno associati allo scoppiettio dei petardi, proprio mentre iniziava il deflusso degli scolari dal plesso scolastico per tornare a casa. Secondo gli inquirenti, l’agguato di chiaro stampo camorristico, sarebbe legato al traffico di droga nell’area Nord di Napoli. Ma non è escluso che, proprio per l’utilizzo della Smart del capo clan locale, il vero obiettivo dei killer fosse Antonio Barone e, inoltre, considerata l’influenza nella zona di un unico clan, gli inquirenti non escludono un movente interno alla stessa cosca. Su disposizione dei carabinieri i bambini hanno poi lasciato l’edificio scolastico impugnando un’altra uscita, lontano dalla scena del crimine, proprio per evitare la visione del corpo ricoperto dal lenzuolo, le macchie di sangue e il macabro rituale della raccolta dei reperti scientifico-balistici.