Sono le storie che ci strisciano accanto ogni giorno, mentre assorti ed affaccendati ci destreggiamo tra commissioni, impegni, appuntamenti, scadenze, bollette, traffico e pensieri.
Sono quel genere di faccende delle quali non abbiamo tempo di occuparci o, semplicemente, ci guardiamo bene dal farlo, perché sono cose di cui è più opportuno non occuparsi e non impicciarsi.
Sono quel genere di dinamiche con le quali, in maniera spontanea ed indotta, siamo avvezzi a relazionarci senza battere ciglio, nonostante rientrino in quell’ordine naturale delle cose catalogabili come “sbagliate”.
Poi, non appena, qualcuno trova il coraggio o semplicemente la lecita o ingenua incoscienza di denunciare pubblicamente, a voce alta, quell’incongruente anomalia, allora accade che tutti puntano prima gli occhi e poi il dito contro quell’inadeguata, sbagliata e deturpata realtà.
Un ragazzino di tredici anni è stato sorpreso dagli agenti della polizia municipale di Napoli, in via Carbonara, a vendere fuochi d’artificio.
Il ragazzo, che frequenta la scuola dell’obbligo, ha spiegato di trovarsi lì a svolgere quella mansione per aiutare la sua famiglia che versa in difficoltà economiche, in seguito alla morte improvvisa della madre.
Una vicenda che ricorda la scena del film “Io speriamo che me la cavo” girata nel salone del barbiere.
Un minore insapona il sindaco che si avvede e si indigna di quanto avviene sotto i suoi occhi – “chiusi” fino a quel momento, come lui stesso dichiara – solo quando è il maestro a recarsi sul posto per trascinare il bambino a scuola.
Che si tratti di un “lavoro” diurno, pomeridiano o notturno, la sostanza non cambia: perché abbiamo sempre gli occhi chiusi quando ci troviamo al cospetto di un baby-lavoratore?
Una piaga, una realtà, un pericolo dilagante e perenne quello dello sfruttamento del lavoro minorile, soprattutto in relazione alle attività illecite. In primis per l’impunità di cui beneficiano “’e criature” e in secondo luogo per le basse pretese che in termini economici possono essere corrisposte a quelle piccole mani.
Una vicenda, quella emersa quest’oggi, che gronda dai vicoli ai marciapiedi della realtà cittadina, periferica e provinciale, con impunità e tacita continuità, quotidianamente e che consegna diverse, tristi ma tangibili realtà con le quali fare i conti.
Sullo sfondo il business per eccellenza che riecheggia in ogni dove e pullula lungo le strade bardate con luci ed addobbi in occasione delle festività natalizie: la vendita dei botti illegali, quel mix di scarsa sicurezza ed ignoranza che sovente mozza le mani ai bambini e che seguita a conclamare il suo autorevole status di affare altamente redditizio per le casse della camorra.