Picchiata a morte perchè voleva scappare dalla capitale dello Stato Islamico, questa è la storia di Sabra Kesinovic, 17enne serba figlia di immigrati musulmani, immigrati a Vienna negli anni novanta e di Sabina Selimovic, altra giovane ragazza, morta invece durante un combattimento. Erano entrambe giovani reclute nelle file dello Stato Islamico.
Dopo neanche un mese trascorso dai terribili attentati del 13 novembre, che hanno provato la morte a Parigi di 130 persone, arriva un’altra terribile notizia sempre dalla Siria. Due adolescenti o poco più, due ragazze come tante, Sabra Kesonovic e Sabina Selimovic, rispettivamente di 17 e 16 anni, che poco meno di due anni fa, nel mese di aprile 2014 presero una decisione decisamente difficile per la loro età, entrambe decisero di lasciare il loro paese, l’Austria per aderire allo Stato Islamico. Queste due ragazze, però, non sapevano che in quel momento stavano firmando, inesorabilmente, la loro condanna a morte.
Dopo la loro fuga dall’Austria, le due ragazze erano apparse in fotografie di propaganda dell’Isis che le ritraevano con indosso il velo e kalashnikov in pugno, circondate da jihadisti.
Successivamente, secondo quanto riportato dalla stampa austriaca, Sabra, 17 anni, è stata uccisa da un gruppo di jihadisti mentre tentava di fuggire da Raqqa, capitale dello Stato Islamico in Siria: è stata picchiata a morte perché aveva deciso di tornare a essere un’adolescente normale, non volendo più vivere in quell’incubo costante. Ma le cose non sono andate come lei sperava, infatti prima ancora di riuscire a lasciare la città, è stata uccisa brutalmente da quegli uomini per i quali aveva lasciato la sua famiglia.
Le due ragazze avevano maturato l’idea di aderire all’Isis dopo aver frequentato una moschea a Vienna e aver incontrato il predicatore islamico bosniaco Mirsad O, conosciuto anche con il nome Abu Tejda, sospettato di aver radicalizzato le ragazze: l’uomo ha negato ogni coinvolgimento, ma le autorità austriache lo hanno arrestato l’anno scorso con l’accusa di far parte di una rete che finanziava il terrorismo. Un punto fondamentale inoltre, nel coinvolgimento delle ragazze, sarebbe stato il web: mediante i contatti con alcuni giovani ceceni prima di partire.
«Non cercateci. Serviremo Allah e moriremo per lui» avevano scritto in un biglietto lasciato alle famiglie prima della partenza. Dopo, il silenzio, fino al momento della tragica notizia.
A confermare la morte di Sabra ci sarebbe la testimonianza di una donna tunisina che ha vissuto con le due adolescenti austriache: lei è riuscita a fuggire, mentre Sabra sarebbe stata fermata e massacrata. Sorte diversa per Sabina che non era sopravvissuta a un combattimento: era morta sotto le armi l’anno scorso, pochi mesi dopo l’arrivo in Siria.