Bouazza Laafou ha 26 anni, è nato a Khouribga in Marocco e da circa 10 anni è residente in Italia. Ieri è stato fermato dalla polizia a Sorrento: passeggiava con uno zaino «sospetto» e con un abbigliamento insolito.
Il giovane è stato arrestato a Sorrento per resistenza a pubblico ufficiale perché non voleva farsi prendere le impronte digitali, il 26enne – che prima era residente a tra Poggiomarino e Boscoreale, ora è senza fissa dimora – è stato portato in un’aula del tribunale di Torre Annunziata. Al giudice Antonio Pepe ha detto di far parte del gruppo di Hezbollah, «quelli che amano Allah» ha spiegato di non aver apprezzato il trattamento dei poliziotti.
Il giovane ha rivolto giudice ed agenti frasi del tipo: «Non ho fatto niente, me la pagherete», «Sono di Hezbollah, la pagherete tutti».
Il giudice, dopo averlo ascoltato, ha convalidato l’arresto e ha comunicato al suo avvocato d’ufficio, Carmine Iovino, che Laafou sarà sottoposto ad una perizia psichiatrica già la prossima settimana.
Al 26enne è stato restituito anche lo zaino sospetto: all’interno un letto da campeggio, un fornellino ed una confezione di ceci. Sotto ai vestiti, il busto era cinto da una catena: «Il ferro fortifica» ha detto.
Pertanto, non si tratta di un potenziale terrorista, anche se a carico del ragazzo si rileva un’inquietante segnalazione fatta dalla Questura di Salerno lo scorso mese di febbraio: il 26enne marocchino andava in giro con tubi di metallo, chiodi e pallini, «materiale utile alla fabbricazione di un ordigno artigianale» secondo gli esperti.
Bouazza Laafou, il ragazzo che ha disseminato panico ed apprensione lungo le vie di Sorrento, personificando per attimi interminabili il palpabile e sentito pericolo di attentati terroristici con il suo modus operandi un po’ “fuori dalle righe”, rimarca alcuni aspetti, reazioni e conseguenze direttamente riconducibili ed imputabili al “terrore disseminato dal terrorismo” nell’ideologia collettiva che si fa spazio con fare assai più prorompente in seguito agli attentati che hanno colpito la Francia lo scorso venerdì.
In primis, l’associazione di idee che dilaga in un qualunquismo impressionante, secondo il quale c’è da aver paura di tutti quei tipi con la barba folta e che credono in Allah.
L’altra faccia della medaglia, però, mostra un altro aspetto tutt’altro che trascurabile: la suggestione che può creare in soggetti non appartenenti all’Isis, ma semplicemente psicolabili che, a prescindere dal credo religioso, l’apprendere delle sanguinarie gesta dei terroristi e che possono giungere a provare una certa forma di “esaltazione”, parimenti e diversamente pericolosa.