Liscio o lavorato il corallo è uno dei monili più desiderati e pregiati al mondo.
Il Grand Tour di Campania>Artecard gli dedica sabato 21 novembre un appuntamento speciale con la sezione “La Campania e l’Artigianato”, per raccontarne la storia centenaria e i segreti della sua lavorazione. Accompagnati da guide specializzate, gli ospiti saranno protagonisti di una giornata al Museo del Corallo di Torre del Greco, annesso all’ omonimo istituto d’arte, tra i più antichi d’Italia ed ospitato nel convento barocco della Chiesa del Carmine.
L’esposizione offre un’ampia testimonianza dell’antica tradizione che Torre del Greco vanta nel corallo dalla sua pesca, al commercio e alla lavorazione artistica. La pesca del corallo a Torre del Greco veniva svolta fin da tempi remoti e il guadagno dei corallari era così ingente che Ferdinando IV di Borbone chiamò la città “spugna d’oro” del suo regno. Nel ‘500 i torresi si spingevano a pescare nel mare della Corsica e della Sardegna e nel 1688 avevano oltre 500 barche adibite alla pesca; nel 1780 si avventurarono sulle coste dell’Africa, vincendo la concorrenza di Trapani, Genova, Livorno e Marsiglia. Torre del Greco rimane infatti il principale centro della lavorazione del corallo d’Italia.
Gli oggetti collezionati ricostruiscono l’evoluzione, avvenuta nel corso dei secoli, del gusto e delle principali tecniche di lavorazione: il “liscio”, ottenuto in modo seriale trasformando il corallo in perle, ovuli, tronchetti per collane, spille e accessori d’abbigliamento, e la “lavorazione artistica” esercitata a domicilio da esperti artigiani e tramandata di padre in figlio. Custodite in apposite teche sono visibili opere di pregevole valore tra le quali: “Adorazione dei Magi”, “Sirene in corallo”, “Gruppo di tre cavalieri medievali”, “Edicola con Madonna e Bambino”.