La morte di Valeria Solesin, la ricercatrice italiana che ha perso la vita nell’ambito dell’attentato al teatro Bataclan di Parigi, solca diversi sentieri di dolore e disperazione. Per l’umanità che piange delle morti innocenti, per la nazione che commemora la scomparsa di uno dei tanti e validi “cervelli in fuga”, per una madre ed un padre che devono confrontarsi con quel genere di dolore che nessun genitore vorrebbe mai provare, un fratello ritrovatosi improvvisamente a vivere un’esistenza da figlio unico e anche un fidanzato che ha condiviso con la sua ragazza quei concitati e sanguinari momenti di barbarie e che ha visto il braccio armato della violenza infrangere quel sogno d’amore.
Andrea Ravagnani non era soltanto il fidanzato di Valeria Solesin, era il suo compagno di vita. Convivevano da molto tempo e adesso toccherà a lui riaccompagnarla a casa, a Venezia. Non vuole tornare in Italia senza la sua amata, Andrea.
Un amore che aveva spinto Andrea a seguire Valeria in Francia. Con lui, a Parigi, c’è ancora la sorella Chiara che per tre giorni era andata a trovarlo assieme al proprio ragazzo, il veronese Stefano Peretti.
Per fare ritorno in Italia insieme alla salma di Valera è necessario attendere che il corpo della giovane donna venga messo a disposizione dei familiari che oggi partiranno per la capitale francese. E non sarà una questione di soluzione immediata. Sul corpo della giovane deve ancora essere eseguita l’autopsia, passaggio necessario in qualsiasi inchiesta per morte violenta. Va ricostruita con precisione, infatti, non solo la causa diretta dell’omicidio, ma anche la dinamica degli eventi. Soltanto dopo l’autopsia verrà concesso il nulla osta alla consegna della salma.
In Trentino, intanto, si vivono ore di attesa. Ieri sera una veglia in chiesa. In prima fila papà Corrado e mamma Marina. Che hanno rivelato: «Valeria aveva un sogno che stava coltivando con Andrea: la cura e l’arredo di un piccolo appartamento, dove si erano trasferiti da poco dopo tanti sacrifici. Avevano tanti progetti, sogni spezzati in un attimo. Erano una coppia seria ed impegnata, un esempio per tanti amici, che piangono ora una persona unica che farà sempre parte della nostra famiglia».
Il ricordo di mamma Marina è angosciato. «Chiara mi ha detto che non riesce più a stare a Parigi. Venerdì sera Valeria non aveva con sé i documenti e il cellulare perché li aveva dati prima del concerto alla sua amica Alessia e al momento dell’attacco si trovava nel bagno del teatro. Quando ci hanno chiamato nella notte, i miei figli non riuscivano a parlare, hanno visto la morte in faccia, ma subito ci hanno detto che non trovavano Valeria».
La signora Marina la ricorda con grande commozione. «L’ultima volta che ho visto Valeria, ma anche Andrea, è stato a fine settembre. Assieme a mio marito li abbiamo accompagnati a Bergamo per il loro rientro a Parigi. Ricordo le parole di lei. Mi ha detto “Ci vediamo presto!”». Adesso non c’è più. «Andrea e Valeria erano una coppia speciale, – dice mamma Marina – avevano un progetto di vita. Lei era una ragazza modello, si stava allenando per partecipare a una mezza maratona. In estate avevano fatto un viaggio molto bello nel sud della Francia».
Una vita normale, una vita felice, un sogno d’amore infranto nel giro di pochi attimi da quel genere di violenza che devasta e sovrasta tutte le cose belle. Soprattutto l’amore.