Il 14 novembre di Parigi è destinato ad entrare nella memoria storica dell’umanità come “l’undici settembre dell’Europa”.
Il cuore di Parigi colpito a ripetizione dal terrorismo islamico, gli attacchi militarmente coordinati nel centro della capitale francese segnano una escalation furiosa di una guerra dichiarata all’occidente che, in una notte qualunque di novembre, all’ombra della torre Effeil, ha sancito un punto di non ritorno.
Una notte di sangue, orrore, terrore, devastazione e violenza che ha sancito il passaggio della nuova terribile strategia dell’Isis che non guarda più soltanto ai confini del suo califfato e alle guerre siriana e irachena, ma va all’attacco diretto dell’occidente, così come avevano fatto Al Qaida e Osama bin Laden.
E come era successo con l’attacco agli Usa di 14 anni fa, la comunità internazionale deve fronteggiare adesso qualcosa a cui non era preparata nonostante i tanti segnali che annunciavano l’arrivo di una tempesta perfetta del terrorismo. Morti, ostaggi uccisi sangue freddo, kamikaze, bombe allo Stade de France e in un teatro: un attentato senza precedenti in Europa. Nulla a che vedere con i precedenti attacchi a Parigi, alla metropolitana di Londra o alle stazioni di Madrid. C’è qualcosa di ben più tragico e devastante nella giornata che si apre con l’attacco, e forse l’uccisione, a Jihadi John, il simbolo dell’orrore e della follia dell’Isis, e che si conclude con lo stesso orrore e follia che si riproduce all’infinito nel cuore di Parigi.
L’Isis ha deciso di portare quell’orrore fuori dai confini delle guerre combattute a cavallo del confine tra Iraq e Siria. Ha lanciato una sfida diretta all’occidente colpendo più e più volte il cuore della Vecchia Europa. Un tragico, sanguinoso cambiamento strategico che non può che far piombare l’Europa nella più cupa disperazione e nello sgomento.
Mentre ancora non sono chiari tutti i dettagli di quanto accaduto, il numero dei morti e degli attentatori e numeri ed ulteriori informazioni volte a far luce su quelle terrificanti scene di morte dono destinate ad emergere in tutta la loro cruda e sfrontata ferocia con il trascorrere delle ore, ci sono però alcuni elementi evidenti sui quali riflettere.
Mentre uccidevano uno ad uno gli ostaggi nella sala concerti di Parigi i terroristi gridavano “Allah è grande”, secondo il racconto di un testimone. E i racconti sono quelli di una furia cieca ed omicida contro poveri innocenti inermi. L’Europa ha commesso un madornale errore: ha chiuso gli occhi e si è voltata dall’altra parte mentre il mondo cambiava, mentre il terrorismo assumeva le sempre più marcate spoglie del pericolo imminente piuttosto che della temibile minaccia.
In seguito agli ultimi attentati terroristici avvenuti in Francia, le parole di solidarietà, fratellanza, unione, nuova collaborazione, politiche comuni sono rimaste solo belle parole, buoni propositi. La lotta al terrorismo è andata avanti a livello nazionale e senza una vera strategia unitaria europea.
Dopo la notte del dolore e del sangue, della Parigi devastata e ferita, l’Europa deve trovare dentro se stessa la forza, il coraggio, la determinazione e la volontà per ripartire. Questa volta senza rinvii, senza egoismi, senza titubanze. Il segnale arrivato è molto chiaro. L’Europa dovrà adesso provare ad essere quella che dice di essere: un’Unione. E’ l’unica strada possibile di fronte ad un nemico impalpabile e spietato, senza scrupoli e senza pietà.
Questa è l’unica risposta auspicabile alla carneficina maturata per effetto di plurime stragi avvenute in tutta la capitale francese, in azione anche i kamikaze: colpiti un teatro, lo stadio e altri punti della città.
“Otto kamikaze hanno azionato le loro cinture esplosive dopo avere esaurito le munizioni delle loro armi contro le masse di apostati”. Lo afferma l’Isis nella sua ultima rivendicazione sul web sugli attentati a Parigi.
“La Francia e chi la segue deve capire che saranno in testa alla lista degli obiettivi dello Stato Islamico – si legge.- Dopo Parigi, ora “tocca a Roma, Londra e Washington”.
Non mancano le minacce a Spagna e Portogallo, territorio dell’antico Califfato in Europa. “Ricordate, ricordate il 14 novembre di #Parigi. Non dimenticheranno mai questo giorno, così come gli americani l’11 settembre”. Lo scrive Rita Katz sul Site citando canali dell’Isis.