Sembra essere diventato un discutibile sport da ‟ital-idiotaˮ medio, l’insulto, lo scagliare la prima pietra, contro Napoli (e da che pulpiti, poi!). Soprattutto le nullità e i mediocri, mediaticamente parlando, hanno capito che con l’insulto verso la Città possono avere una misera occasione di notorietà.
Naturalmente non può esimersi dall’unirsi al belato antinapoletano il discutibile politico (politico?…) in cerca di voti, con la sponda del grigio anchorman, che forse si illudeva di possedere una sorta di potere ‟assolutoˮ della comunicazione, per cui qualsiasi ‟amenitàˮ poteva essere lanciata impunemente.
Peccato le cose non vadano più proprio così: con o senza la buona pace di U. Eco (R.I.P.), che siano le ‟idiozieˮ – che in questo caso però diventano dogma ufficiale… – di pochi mandarini della comunicazione e/o della cultura ufficiale o le ‟idiozieˮ di vari sig. nessuno, oggi la nuova frontiera della comunicazione passa per internet e per i social ed è con la rete che oramai anche i vecchi gerontocrati devono fare i conti, scacciati dalle loro torri d’avorio da cui, fino a poco tempo fa, si sentivano intoccabili.
Ma torniamo alla nostra ineffabile coppia della domenica che è maldestramente scivolata su insulti e luoghi comuni, goffamente velati in imprecise e demagogiche accuse.
Cari (si fa per dire) voi, mi sembra non abbiate la minima cognizione di cosa sia una denuncia seria, circostanziata, con cognizione di causa e con proposte serie e concrete di azione; tutt’altra cosa invece sono certi beceri attacchi, basati solo su triti pregiudizi e senza un solo dato certo, concreto, verificato; mi sembra, la vostra, solo una ricerca maldestra di voti e di ascolti, probabilmente efficace su qualche piccolo telerimbambito ‟(anti)meridionaleˮ. Il tutto in quella che dovrebbe essere la tv “pubblica”.
A voi, cari (si fa per dire) miei, che insultate Napoli (tra l’altro la crisi rifiuti è cosa vecchia di anni, ma evidentemente voi parlate per pregiudizi), poiché come partenopeo sono comunque un uomo di cuore, vorrei far conoscere la cronaca che un viaggiatore d’eccezione, Volfango Goethe, scrisse di Napoli nel suo ‟Viaggio in Italiaˮ:
«Napoli, 27 Maggio 1787: Moltissimi sono coloro – parte di mezza età, parte ancora ragazzi e per lo più vestiti poveramente – che trovano lavoro trasportando le immondizie fuori città a dorso d’animo. Tutta la campagna che circonda Napoli è un solo giardino d’ortaggi, ed è un godimento vedere le quantità incredibili di legumi che affluiscono nei giorni di mercato, e come gli uomini si dian da fare a riportare subito nei campi l’eccedenza respinta dai cuochi, accelerando in tal modo il circolo produttivo. Lo spettacoloso consumo di verdura fa si che gran parte dei rifiuti cittadini consista di torsoli e foglie di cavolfiori, broccoli, carciofi, verze, insalate e aglio, e sono rifiuti straordinariamente ricercati. I due grossi canestri flessibili che gli asini portano appesi al dorso vengono non solo inzeppati fino all’orlo, ma su ciascuno d’essi viene eretto con perizia un cumulo imponente. Nessun orto può fare a meno dell’asino. Per tutto il giorno un servo, un garzone, a volte il padrone stesso vanno e vengono senza tregua dalla città, che ad ogni ora costituisce una miniera preziosa. E con quanta cura raccattano lo sterco di cavalli e di muli! A malincuore abbandonano le strade quando si fa buio, e i ricchi che a mezzanotte escono dall’Opera certo non pensano che già prima dello spuntar dell’alba qualcuno si metterà a inseguire diligentemente le tracce dei loro cavalli. A quanto m’hanno assicurato, se due o tre di questi uomini, di comune accordo, comprano un asino e affittano da un medio possidente un palmo di terra in cui piantar cavoli, in breve tempo, lavorando sodo in questo clima propizio dove la vegetazione cresce inarrestabile, riescono a sviluppare considerevolmente la loro attività».
E questa era la Napoli governata dai ‟cattivissimiˮ Borbone, che una storiografia ufficiale, (pre)occupata forse più di giustificare i danni della politica presente che di cercare la verità storica, ci mostra come ‟negazione-di-Dioˮ.
Ora giudicate voi…