Ottime notizie giungono dal mondo della ricerca scientifica per la cura dei tumori.All’Università Federico II di Napoli è stato ideato uno speciale software che aiuta i medici nella diagnosi del melanoma e nella classificazione dello stesso.
A progettare lo strumento medico, dopo una ricerca durata 12 anni, sono stati il professor Antonio Pietrosanto, ordinario di misure elettroniche nell’Università di Salerno, e la professoressa Gabriella Fabbrocini, dermatologa della Federico II.
L’inizio della ricerca nasce dall’esperienza personale fatta dal Prof. Pietrosanto a cui dodici anni fa era stato diagnosticato un tumore della pelle.All’epoca gli strumenti a disposizione dei dermatologi per una diagnosi esatta e tempestiva erano sostanzialmente il dermatoscopio e le sue immagini,mentre gran parte del lavoro era affidata all’esperienza del dermatologo stesso in fatto di tumori della pelle.
Mettendo assieme le rispettive capacità, Pietrosanto e Fabbrocini hanno dato vita ad un progetto di ricerca che ha portato alla realizzazione di un software capace di supportare il dermatologo nella diagnosi.Due le versioni del programma:una da scaricare su Pc e da usare con l’immagine del dermatoscopio, l’altra da usare tramite cellulare (sia Android che Ios). In questo caso, il dermatologo carica l’immagine su un server ad hoc che grazie ad un motore di ricerca inferenziale (capace quindi di partire da un’informazione per produrne un’altra) elabora le foto e produce alla fine un punteggio per il caso in esame. La valutazione arriva sulla base di una check listi basata su 7 parametri. Un punteggio al di sopra di 3 comporta una diagnosi di melanoma. L’aspetto più interessante è che il software non si limita a suggerire al dermatologo una diagnosi, ma gli fornisce anche tutti gli strumenti per valutare quella conclusione ed eventualmente convalidarla. Questo significa offrire competenze in più ai dermatologi che non sono esperti di melanoma e un valido sostegno per quanti invece sono specialisti di questa malattia.
«A questo punto – aggiunge Fabbrocini – abbiamo deciso di realizzare una start up che potesse trasformare i risultati di ricerca in un prodotto. Grazie ad un bando di Invitalia nel 2014 abbiamo fondato Ippocratica Imaging, che ora sta per essere trasformata in uno spin-off accademico».