Una vicenda supportata e seguita dai media, ancor più da migliaia di persone che attraverso i social e mille altri attestati d’affetto non hanno mai smesso di supportare la causa di Irene.
Speranze e preghiere, però, si vedono tristemente deluse dal tragico epilogo in cui è culminata la vicenda della piccola di Scampia che avrebbe compiuto 3 anni fra un mese e dal 20 maggio scorso aveva un cuoricino nuovo.
Quel cuore non è bastato a garantirle una vita normale, serena e soprattutto più lunga: la piccola Irene è morta venerdì mattina in seguito ad una crisi respiratoria.
I medici dell’ospedale San Giuliano di Giugliano, dove la piccola è stata tempestivamente trasportata, non hanno potuto far altro che constatare il decesso. La bimba, nata in un basso del Lotto G da una coppia di genitori diciottenni, è morta in auto tra le braccia di mamma Arianna, durante la disperata corsa verso l’ospedale.
Dolore e tragedia alle quali si aggiunge un’appendice giudiziaria: i giovani genitori di Irene hanno sporto denuncia contro i medici del Monaldi che avrebbero rifiutato il ricovero della piccola.
È la stessa Arianna, la madre di Irene, a riferire che lo scorso sabato la piccola aveva la febbre a 38 e mezzo, quindi, lei e suo marito, una volta giunti all’ospedale Monaldi si sono visti liquidati frettolosamente dai medici che gli hanno consiglio di somministrarle della Tachipirina. Il medico che l’ha visitata ha aggiunto che se c’era bisogno potevano darle anche quattro compresse al giorno, poi ha spiegato che il ricovero non era necessario e che potevano riportare la piccola a casa.
Sta di fatto che da sabato a venerdì, giorno in cui la piccola è deceduta, le due condizioni non sono di certo migliorate e il fatto che adesso mamma Arianna e papà Moreno si trovino costretti a piangere la scomparsa della loro piccola, ne è la triste riprova.
Nel corso di quelli che oggi sappiamo essere stati gli ultimi cinque giorni di vita di Irene, la piccola era molto pallida, i genitori hanno continuato a somministrarle l’antibiotico, come gli è stato consigliato di fare, ma la febbre era scesa soltanto un po’. Lunedì quindi, l’hanno portata dal medico curante, a Scampia, il quale ha consigliato loro di continuare con la cura che avevano prescritto al Monaldi. La settimana, l’ultima settimana di vita della piccola Irene, pertanto, è trascorsa animata da due speranze da parte dei suoi cari: far tornare sul viso della piccola un po’ di colorito e far sparire quella febbre.
Venerdì mattina, invece è sopraggiunto il tragico epilogo.
Quel cuoricino ha smesso di battere condannando la piccola Irene a rimanere in eterno un angelo fugacemente apparso in terra per consegnare un messaggio profondo ed imprescindibile al genere umano, con il quale ogni uomo dovrebbe avere il coraggio di relazionarsi, quantomeno per conferire una parvenza di senso ad una morte che di sensato non ha proprio nulla.