“La Fondazione, grazie al suo Archivio, il più grande archivio storico bancario del mondo, vuole diventare un vero hub culturale, un laboratorio di creatività fondato sui documenti conservati che diventano fonte di ispirazione per la grande quantità di storie narrate al suo interno, sia di personaggi famosi che di gente comune. Il nostro obiettivo è dare nuova vitalità a questi documenti attraverso le più svariate forme espressive: dal teatro alla narrativa, dalla fotografia alle arti audiovisive”. E’ quanto ha affermato questa mattina Daniele Marrama, presidente dell’Istituto Banco di Napoli-Fondazione nel corso della presentazione delle attività di valorizzazione dell’Archivio.
Con lui Antonella Cilento, curatrice del progetto “L’Archivio narrato, ovvero il tempo grande scultore”: otto stages di narrazione e drammaturgia su documenti d’archivio collegato al laboratorio di scrittura creativa da lei ideato 23 anni fa, Lalineascritta. “La nostra idea è quella di trarre storie dalle carte” afferma la Cilento, esperta di romanzo storico e che proprio all’Archivio ha ambientato una parte del suo romanzo “Lisario o il piacere infinito delle donne” (Mondadori) finalista allo Strega nel 2014. “In questi documenti abbiamo ritrovato importanti frammenti della storia di pittori famosi come Caravaggio o Mattia Preti ma anche tantissime storie di sconosciuti, come quella del medico Bozzuto che scoprì per tempo la peste del 1656, avvisò il Vicerè ma non venne creduto e fu lasciato morire insieme ai primi ammalati – continua la Cilento – oppure abbiamo appreso che uno dei primi lazzaretti della peste fu allestito all’isola di Chiuppino, attuale striscia di terra di collegamento con Nisida”. E proprio la peste sarà l’argomento trattato nel corso del primo stage del 6 e 7 novembre.
Giovedì 29 e venerdì 30 ottobre (ore 20:00), invece, il primo dei tre spettacoli gratuiti (su prenotazione obbligatoria al numero 339.6235295) ideati dalla cooperativa En Kai Pan e messi in scena dalla compagnia teatrale Aisthesis negli stessi locali d’Archivio: Crudele d’Amor, ovvero la rappresentazione dell’omicidio D’Avalos-Carafa. L’azione si svolge in un’aula di tribunale dove, all’indomani dell’omicidio di Maria d’Avalos e Fabrizio Carafa, viene istruito il processo contro un unico imputato: Carlo Gesualdo, principe di Venosa, marito di Maria, “madrigalista di genio ed efferato omicida”, come lo definisce Julio Cortàzar in uno dei suoi racconti più belli. “Questi spettacoli, co-prodotti dall’Archivio, sono frutto del laboratorio di composizione scenica Licos, rivolto a giovani attori” afferma il direttore artistico Luca Gatta, mentre Stefania Bruno, ideatrice della rassegna Scene d’Archivio sottolinea l’assoluta originalità dei testi, inediti, ispirati proprio dai documenti d’archivio. A novembre, invece, si potrà assistere alla rappresentazione de “La Repubblica di Utopia” (19-20 novembre, ore 20:00) due storie d’amore si intrecciano con le vicende tragiche della Repubblica del 1799 e successivamente a “Commedia in tempo di peste” (17- 18 dicembre, ore 20:00) una compagnia di comici dell’arte, rimasta senza lavoro a causa della terribile peste del 1656, pur di continuare a fare teatro, attraversa la città devastata dal contagio, sfruttando ogni occasione per recitare.
Sergio Riolo, responsabile del progetto di valorizzazione dell’Archivio ha sottolineato la valenza di servizio pubblico dell’apertura alla città. “Questo luogo è stato sempre aperto agli studiosi ma poco conosciuto e frequentato dagli stessi napoletani – continua Riolo – adesso, con la presidenza Marrama vogliamo “volgarizzare” questo enorme patrimonio documentale facendolo conoscere a tutti. Ed è per questo che abbiamo messo su una redazione per estrarre le storie che emergono dal prezioso lavoro dell’infaticabile direttore dell’Archivio Eduardo Nappi e dai tanti studiosi che lo frequentano abitualmente”.