Definita la “città obliqua”, Napoli consta di oltre 200 scalinate e gradinate che congiungono le colline con il centro e la costa. Questi antichi percorsi pedonali sono nati per esigenze urbanistiche ed oggi sono considerati dei veri e propri capolavori. Attraversano quartieri cittadini, alla volta di monasteri e chiese ed offrono passeggiate dal panorama indimenticabile.
Si segnalano la salita la Pedamentina, il Moiariello, le scale della Principessa Jolanda e il Petraio.
A valorizzare le scale, percorsi pedonali naturali, è sorto un coordinamento di cittadini e associazioni: il Coordinamento Recupero Scale di Napoli con l’obiettivo di riqualificare le 200 scale cittadine, secondo il “Manifesto Recupero Scale” del quale è ideatore e promotore. Il coordinamento organizza iniziative informative, eventi e visite per promuovere la conoscenza, per stimolare la partecipazione di volontari e istituzioni nella cura delle scale dal punto di vista ambientale, culturale e turistico.
PEDAMENTINA: di tutte le strade pedonali che scendono dal Vomero verso il centro della città, la Pedamentina è probabilmente una delle più antiche. Dal largo San Martino, antistante all’omonima Certosa, oggi Museo, scende attraverso una serie di rampe e tornanti fino a Corso V. Emanuele, proseguendo idealmente per le scale di Montesanto offrendo una successione di scorci panoramici mozzafiato.
LARGO SAN MARTINO – BELVEDERE: Largo San Martino si trova nel punto più alto della collina del Vomero e si presenta come un’ampia terrazza che affaccia direttamente sulla città e sul golfo, offrendo un panorama ineguagliabile della caratteristica organizzazione urbanistica della città antica, del Vesuvio e delle isole, uno dei più belli dell’intera regione.
CORSO VITTORIO EMANUELE: aperto tra il 1853 e il 1860 con il nome di Corso Maria Teresa, percorre sinuosamente la collina del Vomero, da Piedigrotta a piazza Mazzini e, con il proseguimento di via Salvator Rosa, forma una grande circonvallazione a monte, costituendo una magnifica terrazza aperta sulla città e sul mare.
SCALE DI MONTESANTO O SCALE FILANGERI: le Scale Filangieri risalgono alla fine dell’Ottocento. Dovevano costituire la struttura di un nuovo rione mai realizzato, il Filangieri, che sarebbe dovuto sorgere nella zona di Montesanto. Nel 1932 fecero da cornice alle ultime scene de La tavola dei poveri, un film diretto da Alessandro Blasetti in cui Raffaele Viviani era protagonista. Vittorio De Sica le utilizzò come scenografia per alcune sequenze del Giudizio universale.
PIGNASECCA: il quartiere è caratterizzato da un piccolo e brulicante mercato giornaliero dove si può trovare di tutto: dal pesce fresco al pane, alla frutta, dai vestiti alle coperte alle scarpe, tutto a prezzi molto bassi. L’incontenibile caos, le imbattibili grida dei commercianti per attirare il pubblico, la scenografia di negozi, bancarelle e balconi fioriti ne fanno un luogo unico e ricco di folclore. È, inoltre, stazione di arrivo della Cumana di Montesanto, della funicolare che porta al Vomero e della linea 2 della Metropolitana.
VIA FORIA: strada nata nella seconda metà del Settecento per rappresentare l’ingresso d’onore in città da nord, dalla spianata di Capodichino. La strada lunga un chilometro collega l’Albergo dei Poveri al Museo Archeologico.
MOIARIELLO: un percorso insolito nella Napoli dei vicoli, delle scale, dell’arte e del verde, natura e cultura, folklore e tradizione. Con partenza da via Foria presso l’ex Caserma Garibaldi si procede verso via Giuseppe Piazzi per arrampicarsi su una delle scale napoletane: salita Montagnola. Da qui è possibile riscoprire la “Napoli Gentile”. Risalendo ancora la collina si arriva alle scale del Moiariello, che conservano anch’esse un carattere agreste e di borgo isolato, e si incontra la Torre del Palasciano e più avanti l’Osservatorio Astronomico. Infine giunti a Capodimonte ci si inoltra nel parco voluto da Carlo di Borbone, ricco di numerose varietà arboree.
GRADINI PIAZZI: i gradini prendono il nome dal fondatore dell’Osservatorio Astronomico. Collegano il Moiariello a via Foria. Su queste Scale De Sica ha girato il celebre film “Ieri Oggi e Domani” con Sofia Loren e Marcello Mastroianni.
SCALE DEL MOIARIELLO: Le scale conservano un carattere agreste e di borgo isolato da cui, indubbiamente, deriva il toponimo riconducibile al termine moggio, unità di misura agraria.
PANORAMA DI VIA MORISANI: Da via Ottavio Morisani, la cosiddetta “Posillipo dei poveri” si può osservare la bellezza paesaggistica del Golfo di Napoli: il Vesuvio, la penisola Sorrentina, Capri, San Martino. Vale la pena fare una piccola deviazione rispetto all’itinerario per percorrerla ed ammirarla in tutta la sua stupefacente bellezza, per poi tornare indietro ed imboccare le scale del Moiariello.
TORRE DEL PALASCIANO: Salita Moiariello, 66 Eretto per volontà dell’illustre medico napoletano, precursore della Croce Rossa, Ferdinando Palasciano. Il palazzo è caratterizzato da uno stile eclettico che fonde elementi neogotici e rinascimentali. Secondo una leggenda, il fantasma di Palasciano sarebbe stato visto affacciarsi dalla torre per ammirare il meraviglioso panorama napoletano.
BOSCO E MUSEO DI CAPODIMONTE (PORTA GRANDE): La porta fu realizzata verso il secondo decennio dell’Ottocento e rappresenta il principale accesso al parco di Capodimonte. Il suo ampio cancello d’ingresso con due garitte laterali, originariamente destinate alle guardie del re, introduce nell’ampio e panoramico promontorio intorno al Palazzo reale, attuale Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte. Carlo I di Borbone scelse la collina di Capodimonte come riserva di caccia e residenza reale. Il parco e la reggia si fondono tra natura e architettura. La reggia fu la prima grande opera voluta da Carlo di Borbone per la corte. Nel 1735 cominciarono i rilievi della zona. Nel 1738 l’incarico fu affidato all’architetto Medrano, nel 1742 a Sanfelice la sistemazione del bosco. Il progetto del parco costituisce una sintesi tra il modello di giardino d’estrazione francese e quello inglese: le forme esprimono raziocinio nella raggiera dei cinque viali a ventaglio di Porta di Mezzo e proseguendo gli alberi di alto fusto lasciano spazio ad una natura selvaggia.