Sulla collina di Posillipo, affacciato sul mare, sorge Palazzo Palladini, residenza storica dell’omonima famiglia, tra le più influenti della città. L’ultimo discendente nobile, il conte Giacomo, muore dopo aver fatto testamento lasciando la “terrazza” (chiamata così per lo splendido panorama sul golfo di Napoli) alla figlia naturale Anna, frutto di una relazione intrattenuta con la sua governante. Questa la trama del primo episodio di Un posto al sole, prima soap opera interamente prodotta in Italia, ideata da Wayne Doyle (in collaborazione con Adam Bowen e Gino Ventriglia) e realizzata dal Centro di produzione TV Rai di Napoli.
Riprendendo il format australiano Neighbours, segue le vicende di alcune famiglie che nel loro vissuto quotidiano si scontrano con le problematiche reali del capoluogo partenopeo e della società italiana in genere: dalla presenza della camorra al disagio giovanile, passando per i temi più scottanti legati alla sessualità e alla droga, piuttosto che quelli più che attuali affrontati negli ultimi tempi, quali omofobia e dipendenza dai social. Nella prima puntata compaiono personaggi storici che saranno presenti in tutte le stagioni, come Raffaele Giordano e Renato Poggi, interpretati rispettivamente da Patrizio Rispo e Marzio Honorato. Via via si alterneranno numerosi attori, per lo più esordienti, alcuni dei quali saranno lanciati nel mondo della TV e del cinema. Seguita quotidianamente da circa due milioni di spettatori, “Un posto al sole” supererà, in diciannove stagioni, le 4.000 puntate diventando la soap opera italiana più longeva. Diversi speciali saranno realizzati in occasione ad esempio delle puntate n. 1000 e 2000, accompagnate da altrettante pubblicazioni.
Elemento identitario della soap è l’omonima sigla scritta da Antonio Annona e Bruno Lanza e interpretata da Monica Sarnelli e Carlo Famularo, conservata in tutte le stagioni e diventata ormai un motivo familiare, al pari dei personaggi e degli intrecci amorosi e non che introduce.