Quindici, un paesino dell’Avellinese che conta poco più di 2000 abitanti, una realtà piccola e sommessa e che agli occhi della camorra locale appare con un facile bottino da conquistare e sul quale professare la propria temibile egemonia criminale. Una brama di potere che non accetta di contendersi la scena con altri baluardi: lo attesta, senza dubbio alcuno, l’atto intimidatorio messo a segno contro l’attuale sede del “Maglificio 100Quindici Passi” ubicata proprio nel cuore del suddetto paese avellinese.
La scritta “Bene riscattato alla camorra e restituito all’Italia” si è vista tramutare in un tiro al bersaglio: un colpo per ogni lettera. Così la camorra attacca Libera e il maglificio del riscatto, con una raffica di colpi sparati nel silenzio della notte contro la villa bunker che fu del clan Graziano e che oggi accoglie un’impresa tessile, simbolo del lavoro onesto che si riappropria del territorio. I preparativi sono quasi ultimati.
Domani è il tanto atteso giorno dell’inaugurazione. Emozione ed attesa traforato da quei colpi esplosi per intimorire, spaventare e ribadire “a chiare lettere” di non esser disposto a fare un passo indietro e rinunciare al dominio su quel territorio. Stando alle prime informazioni raccolte dagli inquirenti, i colpi sono stati esplosi con un fucile e indirizzati al cancello di ferro esterno.
L’intimidazione, che non ha causato danni, precede l’arrivo a Quindici di don Luigi Ciotti, il presidente nazionale di Libera che da anni si batte per favorire il riutilizzo dei beni confiscati ai clan. Il sacerdote mercoledì 21 ottobre, nel pomeriggio, insieme al prefetto di Avellino, Carlo Sessa, inaugurerà il “Maglificio100Quindici Passi”, destinato a produrre maglieria artigianale.
La villa, appartenuta ai vertici del clan Graziano, è il primo bene confiscato alle mafie in provincia di Avellino. In vista della inaugurazione del laboratorio, per tutta la giornata di ieri gli uomini della squadra mobile della Questura di Avellino, insieme agli agenti del Commissariato di Lauro (Avellino) e al Nucleo prevenzione crimine della Campania, hanno svolto serrati controlli sul territorio del Vallo di Lauro, con posti di blocco e controlli di sorvegliati speciali, pregiudicati e presunti affiliati ai clan Cava e Graziano, che da decenni, nel contesto di una sanguinosa faida, si contendono il controllo delle attività criminali sul territorio.
Lo scorso mese di settembre, altri colpi di arma da fuoco vennero indirizzati contro l’abitazione del sindaco di Quindici, Eduardo Rubinaccio, e alcuni giorni fa il suo ufficio nella sede comunale è stato preso di mira da ignoti che hanno riversato urina sul pavimento.
A Villa Centoquindici passi lavora anche Sebastiano Schibelli, fratello di Nunziante Schibelli prima vittima innocente della faida tra i clan Graziano e Cava, rimasto coinvolto in un agguato perché aveva la stessa macchina e lo stesso nome del boss. Nunziante Scibelli, 26 anni, guardia giurata di Lauro di Nola, alle porte di Avellino, è stato ucciso dai proiettili dei killer e ha rischiato di perdere la vita anche la moglie Francesca Cava, 24 anni, al settimo mese di gravidanza. La camorra è principalmente questo: una strada senza via d’uscita, i cui errori, sovente, vengono pagati dalla gente comune, con la vita.